
La consapevolezza è di moda:
il prezzo nascosto della fast fashion.
È sempre più centrale il
tema della fast fashion, dei suoi rischi e del suo impatto. La possibilità di
acquistare capi alla moda, a basso prezzo, che arrivano comodamente a casa
nostra percorrendo centinaia di migliaia di km, ha infatti un lato oscuro della
medaglia, che non sempre conosciamo o di cui non siamo pienamente consapevoli
quando acquistiamo.
La produzione rapida e a
basso costo di capi d'abbigliamento ha, infatti, un impatto ambientale e
sociale devastante in termini di inquinamento, diritti dei lavoratori e
sostenibilità del settore, inoltre, spesso comporta rischi per la salute di
consumatori, connessi alla presenza di livelli elevati di sostanze tossiche nei
capi commercializzati da alcuni colossi cinesi.
La nostra salute non ha prezzo.
La testata tedesca Oko-Test
ha effettuato delle analisi rilevando in alcuni capi tracce di piombo e cadmio,
antimonio tossico e dimetilformammide. Dai test è emerso, inoltre, che alcune
scarpe contenevano livelli elevatissimi di ftalati (superiore di 15 volte al
limite della direttiva europea REACH). Si tratta di sostante potenzialmente
dannose per chi le indossa, in grado anche di causare anche malattie
dell´epidermide, fino a incidere sulla fertilità e sullo stato di salute.
Federconsumatori, da tempo è
impegnata al fianco dell´Associazione Tessile e Salute per proteggere la
sicurezza dei consumatori: approfondendo la questione è emerso che in Europa vi
è una crescita esponenziale del volume di queste merci, che ogni giorno arrivano
a bordo di aerei cargo, con conseguenze notevoli anche sull´ambiente. I
controlli su queste merci sono effettuati a campione e spesso le aziende
scelgono di far sbarcare le merci laddove le verifiche possono risultare meno
rigide.
Una volta che le merci
arrivano in Italia, poi, i dubbi e le lacune in materia sono molti, per questo abbiamo
chiesto al Ministero della Salute chiarimenti e opportuni interventi di tutela.
I rischi per l´ambiente.
L'industria della moda, in
particolare quella fast fashion, è una delle più inquinanti al mondo, sia in
termini di consumo di risorse naturali, che di emissioni di gas serra. Vediamo
perché:
- La produzione di cotone richiede enormi
quantità di acqua. Per produrre una sola maglietta in cotone servono circa
2.700 litri, l'equivalente di ciò che una persona beve in due anni e
mezzo.
- La produzione di fibre sintetiche, come
il poliestere, è altamente energivora, in quanto deriva dal petrolio.
Questi materiali rappresentano il 60% dei tessuti utilizzati nel settore.
- L'industria della moda è responsabile
del 10% delle emissioni globali di CO?, le principali fronti di emissioni
includono: la produzione di tessuti sintetici, i processi industriali, il
trasporto dei prodotti (spesso realizzati in Paesi lontani dal mercato di
vendita).
- La fast fashion è, inoltre, tra le
principali responsabili dell´inquinamento delle acque. Circa il 20%
dell'inquinamento idrico industriale globale proviene dal trattamento e
dalla tintura dei tessuti. Inoltre, i tessuti sintetici, come poliestere e
nylon, rilasciano microplastiche durante i lavaggi: tali frammenti
finiscono negli oceani, entrando nella catena alimentare e creando danni
ingenti agli ecosistemi marini.
- Non da ultimo la fast fashion è causa di
una eccessiva produzione di rifiuti: circa il 57% degli abiti finisce in
discarica o viene incenerito, spesso dopo pochi utilizzi. Le fibre
sintetiche impiegano centinaia di anni a decomporsi.
Rischi sociali.
La fast fashion, oltre a un
grave impatto sull´ambiente e un rischio sulla salute di chi indossa i capi, genera
anche gravi ripercussioni sociali. La maggior parte della produzione avviene in
Paesi in via di sviluppo (Bangladesh, India, Vietnam, ecc.), dove lo
sfruttamento dei lavoratori consente di determinare prezzi così bassi. I
lavoratori, spesso donne e bambini, sono pagati con salari da fame e si trovano
in condizioni di lavoro precarie, con orari estenuanti e scarsa sicurezza. I
lavoratori, inoltre, sono spesso esposti a sostanze chimiche tossiche
utilizzate nella tintura e nel trattamento dei tessuti, che possono causare
gravi problemi di salute.
Cosa possiamo fare per ridurre l'impatto della fast fashion?
Essere consapevoli di ciò
che acquistiamo e pensare alle conseguenze delle nostre azioni è il primo
passo. Ecco alcune indicazioni utili, da tenere a mente quando acquistiamo:
o
Acquistiamo meno, acquistiamo meglio: scegliendo
capi di qualità, che durano più a lungo, magari sostenendo marchi sostenibili o
second-hand.
o
Riutilizziamo e scambiamo: siti di scambio o
di vendita di abiti e accessori usati, magari vintage, swap party (eventi in
cui le persone si riuniscono per scambiarsi vestiti, accessori, scarpe o altri
oggetti usati, senza scambi di denaro), sono tutte occasioni per
acquistare/scambiare capi responsabilmente.
o
Cerca etichette come GOTS (Global Organic
Textile Standard), Fair Trade o Bluesign per esser certo che i tuoi acquisti
siano eticamente certificati.
o Calcola
il tuo impatto: quando acquisti un prodotto online, calcola l´impatto
ambientale della spedizione, attraverso le numerose piattaforme ed estensioni
dedicate, oppure acquista presso quelle piattaforme o siti che ad ogni acquisto
contribuiscono alla riforestazione.
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