In Italia la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza non è ancora pienamente applicata: in decine di ospedali il 100% del personale sanitario ricorre all’obiezione di coscienza

2020-05-22


Sono stati presentati con una conferenza stampa alla Camera dei Deputati i risultati dell’indagine “Mai Dati”, da cui emerge che in Italia il 100% del personale sanitario di decine di strutture ricorre all’obiezione di coscienza. In altri 130 ospedali il tasso va dall’80% al 90%. Nel nostro Paese, dunque, la legge 194 è ancora insufficientemente applicata o addirittura ignorata. L’elevatissimo tasso di obiezione di coscienza da parte di medici, anestesisti, infermieri e OSS si ripercuote sui tempi di attesa per l’interruzione volontaria di gravidanza, che finiscono per dilatarsi enormemente: ciò costringe molte donne a recarsi lontano dal luogo di residenza per raggiungere strutture con maggiori disponibilità oppure a recarsi presso centri privati per rientrare nel limite di 90 giorni imposto dalla normativa per effettuare l’intervento. Entrambe le soluzioni, però, sono scomode e soprattutto costose e sono pertanto specchio di una situazione in cui si creano notevoli discriminazioni territoriali ed economiche nell’accesso ai servizi sanitari.

Tempo fa la questione è stata affrontata anche a livello europeo, in particolare per quanto riguarda le circostanze che inducono il personale sanitario a ricorrere all’obiezione di coscienza. Nel 2016 il Consiglio UE ha accertato come in Italia per medici e operatori sanitari la scelta di rendersi disponibili a svolgere gli interventi e a prestare la necessaria assistenza sia fortemente penalizzante dal punto di vista professionale. Molti medici e operatori, quindi, optano per l’obiezione non tanto per una reale scelta etica quanto per tutelare la propria posizione professionale.








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