
Nei giorni scorsi, nella zona appenninica tra Piemonte e Liguria, sono stati accertati altri casi di peste suina africana sulle carcasse di alcuni cinghiali.
Dopo Belgio e Germania, adesso anche il nostro Paese deve far fronte a questa influenza suina per la quale al momento non esistono cure o vaccini, che è altamente trasmissibile e che, essendo letale, potrebbe mettere in crisi il settore dell’allevamento suino. Infatti, Cina, Giappone, Taiwan e Kuwait hanno deciso di sospendere, in via precauzionale, le importazioni di prodotti e carne dall’Italia.
Per cercare di contenere il virus, il Ministero della Salute e il Ministero delle Politiche Agricole, hanno imposto delle limitazioni e nuove regole in un’area di 114 comuni tra Piemonte e Liguria, denominando l’area “zona infetta”.
In tale zona, per sei mesi, non sarà possibile cacciare (salvo la caccia diretta al contenimento della popolazione di cinghiali), raccogliere funghi e tartufi, pescare, andare in mountain bike, fare trekking e tutte le attivi che potrebbero prevedere l’interazione diretta oi non diretta con cinghiali infetti o potenzialmente tali.
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