
Stati uniti, Italia, Francia, Spagna, Austria e Regno Unito hanno siglato un accordo transitorio in cui si sono impegnati ad abolire le tasse sui servizi digitali. In cambio Washington si impegna a ritirare i dazi punitivi del 25% su alcune categorie di prodotti, in attesa che l’accordo definitivo sulla Global Tax entri in vigore nel 2023.
Un accordo dai risvolti estremamente positivi per il made in Italy, su cui gravava da alcuni mesi lo spettro di un dazio aggiuntivo del 25% sul valore dichiarato all’import di scarpe e borse (oltre abbigliamento e occhiali).
È in attesa del sigillo finale del leader mondiali al G20 del 30-31 ottobre a Roma la storica intesa sulla Global minimum tax, ora accettata anche dall’Irlanda. Tale accordo si fonda su due pilastri: il primo prevede che almeno una parte dei profitti debbano essere tassati nel Paese in cui la multinazionale effettivamente opera (è su questa cifra che le Big Tech Usa potranno guadagnare un credito d’imposta); il secondo, che la corporate tax non possa essere inferiore al 15% degli utili.
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