WindTre è stata sanzionata dall’Autorità per le Garanzie nelle Telecomunicazioni per aver introdotto un costo fisso mensile – quindi una sorta di canone – su alcune offerte di telefonia mobile a consumo. A partire dall’estate scorsa la compagnia ha notificato a numerosi clienti quella che è stata presentata come una semplice modifica contrattuale, in seguito alla quale è stato inoltre impedito di modificare senza penali il piano tariffario scegliendone un altro privo di costi fissi. Dopo aver condotto le necessarie verifiche, l’Autorità ha accertato che quella applicata da WindTre non può essere considerata come una mera modifica dell’offerta sottoscritta, poiché va a stravolgere del tutto il piano tariffario originariamente scelto dall’utente, configurando così di fatto un contratto ex novo. Alla luce di tali premesse è stata quindi emessa una multa di quasi 700mila euro.
Una vicenda analoga ha coinvolto la compagnia Vodafone, che si è vista comminare una sanzione di oltre 520mila euro dopo aver richiesto a molti titolari di cosiddette “SIM dormienti” – cioè schede SIM ricevute molto tempo fa e con piano a consumo, mai utilizzate o inutilizzate anche da 10 anni - pagamenti inaspettati e ingiustificati nel periodo compreso tra settembre 2019 e gennaio 2020. Anche Vodafone ha introdotto un costo fisso su alcuni piani a consumo presentando l’iniziativa, esattamente come WindTre, come una banale variazione contrattuale. L’AGCom ha adottato per Vodafone la medesima linea di intervento scelta per il caso WindTre, ribadendo come l’applicazione di un canone fisso su una tariffa a consumo dia luogo ad un nuovo contratto e che non si possa quindi considerare come una semplice modifica dell’offerta originariamente sottoscritta.
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