
Il 1 gennaio scorso è diventata operativa la norma che impone l’utilizzo di sacchetti compostabili a pagamento nei negozi e nei reparti ortofrutta, gastronomia, macelleria, pescheria e panetteria.
Ora, a quasi sei mesi dall’entrata in vigore della legge, emergono però alcuni “effetti collaterali” imprevisti. Tra tutti il più evidente è il notevolissimo incremento degli acquisti di prodotti ortofrutticoli freschi confezionati (+11% in volume e +6,5% la spesa, secondo gli ultimi dati Ismea) a scapito di quelli sfusi. Tenendo presente che in media la frutta e la verdura fresche confezionate costano mediamente il 43% in più, si verifica così un vero e proprio paradosso: si evita il pagamento di uno, due o tre centesimi richiesto per il sacchetto ma si paga di più per l’acquisto di prodotti confezionati.
Rilevante anche le conseguenze ambientali della tendenza rilevata negli ultimi mesi: la norma è nata soprattutto per tentare di ridurre l’utilizzo delle buste di plastica e il loro impatto sull’ambiente ma l’incremento delle vendite di tali prodotti provoca, naturalmente, anche un maggior consumo di plastica, utilizzata appunto per le confezioni.
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