Federconsumatori prende atto con profondo disappunto del contenuto del provvedimento emesso lo scorso 17 gennaio dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Verona a scioglimento della riserva tenuta all’udienza del 4 dicembre sull’istanza di ricusazione dei consulenti tecnici.
La scelta di mantenere gli incarichi dei periti, appare fortemente compromissiva del clima in cui verranno tenuti i futuri test e l’eventuale affidabilità ed attendibilità, in sede dibattimentale, dei risultati.
Il Giudice non ha infatti inteso accogliere le eccezioni formulate da Federconsumatori, Codacons e Adusbef sulla compromissione dei veicoli sequestrati, sui quali è stato installato all’insaputa dei consulenti di parte e per decisione unilaterale dei periti nei primi giorni di ottobre 2017, il software della campagna di richiamo di Volkswagen. Così facendo i veicoli, ed anzi i software dei veicoli, non si trovano più nelle condizioni in cui si trovavano al momento del sequestro operato dalla Procura di Verona nel 2016.
I veicoli erano stati infatti sequestrati prima della loro immatricolazione proprio per evitare che il software, installato nelle centraline, potesse essere manomesso a vantaggio degli imputati ed indirettamente della casa produttrice. Scelta corretta nel 2016, quella della Procura scaligera, se si considera che Volkswagen allo scoppio dello scandalo del c.d. dieselgate, operò una campagna di richiamo mondiale dei propri veicoli, proprio per sostituire tale software e nascondere così l’esistenza di un programma dedicato all’alterazione del risultato dei test sulle emissioni. Con il provvedimento del 16 gennaio il GIP contraddice questa logica che aveva peraltro sposato al momento dell’autorizzazione del sequestro.
Con la propria ordinanza il GIP dichiara possibile, in modo incomprensibile ed oggettivamente non condivisibile, ripristinare le condizioni esistenti al momento del sequestro, reinstallando il software originale, quello nel quale sarebbe nascosto il defeat device, ovvero il programma destinato a riconoscere i test di emissione ed alterare la mappatura delle centraline per far risultare emissioni inferiori rispetto ai test sulle prestazioni. Ma i periti nel fare ciò dovranno necessariamente rivolgersi a Volkswagen.
E’ proprio il procedimento di ripristino teorizzato dal GIP, per minimizzare gli effetti della condotta dei periti, che mostra nella propria interezza l’abnormità del provvedimento. Dovrà essere Volkswagen a fornire, a distanza di 3 anni dall’avvio dello scandalo, il software incriminato e custodito solo nei server dell’azienda di Wolfsburg. Ma tale software, anziché essere acquisito direttamente attraverso una procedura che ne garantisca la genuinità, verrà chiesto a Volkswagen che ne garantirà la corrispondenza all’originale. In alternativa dovranno fornirlo le aziende produttrici delle centraline, come Bosch, coinvolta nel medesimo scandalo.
Federconsumatori contesta con forza le condizioni decise dal GIP per i futuri test, che mettono a repentaglio la trasparenza di una procedura che, da subito, rischia di vedere compromesse irreversibilmente le possibilità di arrivare alla verità in uno scandalo che vede fortemente esposta la casa produttrice tedesca, chiamata per gli stessi fatti negli Stati uniti a pagare per risarcimenti, patteggiamenti e sanzioni oltre 23 miliardi di dollari.
“Rimaniamo ancora più perplessi rispetto a quanto avvenuto in altre parti d’Europa, ad esempio in Francia o in Olanda, dove i giudici hanno dimostrato di avere più a cuore gli interessi dei consumatori rispetto a quelli della casa automobilistica tedesca.” – afferma Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori.
Federconsumatori continuerà, nel corso dell’incidente probatorio, con i propri legali e periti, a vigilare strettamente sull’operato dei periti e sulla trasparenza dei test, tornando a chiedere nuovamente al GIP di pronunciarsi sul conferimento dell’incarico ai periti, laddove questi, nuovamente, violino le norme procedurali ribadite nel provvedimento, impedendo che i test vengano tenuti nel rispetto di un pieno contraddittorio fra le parti.