Nei giorni scorsi il caso di Angelica Schiatti ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il complesso, ma soprattutto lungo, iter che una donna vittima di violenza deve intraprendere affinché la sua denuncia venga almeno presa in considerazione.
Tempi eccessivi, che contrastano in maniera inspiegabile e inaccettabile con le richieste di attenzione, le denunce e i solleciti che, da ogni parte, si sollevano a tutela delle donne contro ogni forma di violenza nei loro confronti.
Ma inasprire le pene o invitare alla denuncia perde di significato se poi, a supporto delle vittime, non c’è un apparato giurisdizionale sollecito e adeguato.
Il tempo, in questi casi, è un fattore determinante. La scarsa tempestività della risposta giudiziaria e della durata del processo per violenza (domestica) è un problema serio, tanto che il legislatore, con la Legge 168/2023, ha rafforzato la legge del Codice rosso prevedendo più corsie preferenziali per le udienze preliminari e per il dibattimento aventi ad oggetto tali casi.
Nonostante sia prevista una norma ad hoc per accelerare i processi per maltrattamenti, questi durano ancora troppo e passano fino a 4 anni (stando ai dati di D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza) prima che si apra il dibattimento. Intanto, a volte, le misure cautelari scadono durante il dibattimento. Addirittura, molti processi per maltrattamenti si prescrivono. Quelli per stalking, quasi sempre si prescrivono in secondo grado.
La carenza di finanziamenti e stanziamenti (che non consentono di dotarsi delle strutture e del personale necessario) si traduce, spesso, in una mancanza di efficacia. La non tempestività, infatti, spesso provoca una vittimizzazione secondaria (questa volta istituzionale): mancanza di protezione per la donna, il dolore che si aggiunge al fatto di non essere adeguatamente protetta e tutelata dalle istituzioni, senso di precarietà e paura.
È giunto il momento di porre fine a tutto ciò: Federconsumatori, che da anni si batte contro i tempi lunghi della giustizia, che spesso portano a inaccettabili rinunce a far valere i propri diritti o prescrizioni, in questo caso, ancor di più, non possono essere tollerati. Per questo invitiamo il Governo e il Parlamento tutto ad un’attenta e doverosa riflessione sul tema, per rendere davvero accessibile la giustizia, attraverso gli opportuni stanziamenti, e permettere alle vittime di violenza di far valere i propri diritti in un clima di tutela certa, sollecita e garantita.