In merito al crack dell’Istituto di Montebelluna, il PM Dott. Massimo De Bortoli ha annunciato ieri l’intenzione di rinviare a giudizio solo l’Amministratore Delegato Vincenzo Consoli, chiedendo invece l’archiviazione delle posizioni di Trinca (già presidente), Faggiani (già condirettore) e Bertolo (già responsabile dell’amministrazione centrale). Consoli resta quindi l’unico imputato. In questo modo la Procura procede ad una ulteriore riduzione di imputati e imputazioni – dopo il “taglio” effettuato in sede di conclusione delle indagini preliminari pochi giorni fa – e finisce così per sostenere che il fallimento di Veneto Banca sia sua esclusiva responsabilità di Consoli.
I tempi si profilano però ancora lunghi per il processo, anche perché la Procura ha manifestato l’intenzione di avviare nuove indagini per il reato di bancarotta nel caso in cui il Tribunale delle imprese di Venezia il 26 settembre prossimo respinga l’opposizione dei legali di Consoli sullo stato di insolvenza di Veneto Banca al momento della messa in liquidazione. Si aggiungerebbe inoltre un separato troncone di indagini che valutino responsabilità ulteriori rispetto a quelle individuate dalle indagini condotte della Procura di Roma, prima che venisse nuovamente inviato a Treviso per competenza a celebrazione dell’Udienza Preliminare già avviata.
Desta in ogni caso forti perplessità l’ipotesi che il crack di Veneto Banca, che ha coinvolto 88 mila risparmiatori, possa essere esclusiva responsabilità di un solo uomo, e che a tale ipotesi si sia giunti solo ora senza che sia chiaro peraltro debba effettivamente svolgersi o meno. Il tutto avviene tra l’altro mentre la speculare vicenda di Banca Popolare di Vicenza ha già, non senza turbolenze, percorso buona parte del cammino procedurale per giungere alla sentenza di primo grado.
Come Federconsumatori ci auguriamo che la Procura di Treviso proceda con la massima celerità alla conduzione di eventuali nuove indagini che portino all’individuazione delle responsabilità di eventuali altri dirigenti essendo inverosimile che la crisi dell’Istituto di Montebelluna sia stato generato dall’azione clandestina di un unico soggetto senza il contributo di nessun altro all’interno dell’alta dirigenza della banca.