La notizia con cui l’AGCOM diffida le compagnie Tim, Vodafone, Fastweb e Wind Tre ad eliminare gli effetti dell’illegittima anticipazione della decorrenza delle fatture, imponendo un meccanismo di ristoro per i cittadini, è senz’altro positiva, ma non ancora sufficiente.
Il meccanismo di “sconto” imposto alle compagnie prevede che si scalino in fattura i giorni erosi attraverso l’anticipo della fatturazione a 4 settimane, differendo la decorrenza della prima fattura emessa secondo la periodicità su base mensile.
Un provvedimento dovuto, ma che consideriamo non ancora del tutto adeguato a ristabilire un equo risarcimento ai cittadini, per il danno subito e per le limitazioni e condizionamenti a cui sono stati sottoposti.
In attesa dei rimborsi, infatti, come sottolinea la stessa AGCOM, gli utenti non sono stati pienamente liberi di migrare verso altri operatori, confidando in un ristoro in bolletta da parte del proprio gestore.
Tra rinvii burocratici, ricorsi ed aumenti ingiustificati delle compagnie (con contestuale ipotesi di cartello che abbiamo denunciato all’Antitrust), i cittadini in questi mesi ne hanno passate di tutti i colori. Bene ha fatto l’AGCOM ad intervenire tempestivamente, ma siamo convinti che a tale meccanismo di sconto si debbano aggiungere i rimborsi già previsti, attualmente bloccati a causa del ricorso delle compagnie Telefoniche al Tar del Lazio.
In tal senso attendiamo il pronunciamento del TAR, che ha congelato fino al 31 ottobre 2018 i rimborsi previsti dall’Autorità per il periodo da giugno 2017 alla data in cui le bollette torneranno su base mensile (comunque entro il 5 aprile come definisce il DL Fiscale).
È ora di dare un segnale importante ai cittadini, facendo in modo che le ragioni dei cittadini prevalgano sulle ragioni economiche delle aziende.