Non si fa in tempo a tirare un sospiro di sollievo per un torto riparato nei confronti dei consumatori, che le aziende trovano immediatamente un nuovo modo per contrastarli.
È il caso di Tim che, all’indomani delle disposizioni definite nel DL Fisco, che riportano la fatturazione su base mensile, ha deciso comunque di non rinunciare al maggiore guadagno permesso dalla fatturazione a 28 giorni. Ecco perché, in questi giorni, stanno iniziando ad arrivare da Tim comunicazioni che, attraverso il solito insopportabile metodo della modifica unilaterale del contratto, aumentano le tariffe, guarda caso, proprio dell’8,6%.
Staremo a vedere cosa faranno ora gli altri operatori, auspicando che non si profili l’effetto “trascinamento” – in questo caso della compagni più “grande” verso le altre – che ci costringerebbe ad intervenire attraverso una pronta segnalazione all’Antitrust.
Intanto, ai cittadini interessati dagli aumenti di Tim, non possiamo che
- ricordare che possono avvalersi del diritto di recesso da esercitarsi entro 30 giorni dal ricevimento della comunicazione di Tim e
- consigliare di rivolgersi alle offerte più convenienti presenti sul mercato.
Purtroppo, fino a quando non verrà predisposta una normativa più stringente e severa per circoscrivere i casi in cui gli operatori possono procedere a delle modifiche unilaterali del contratto, i cittadini non avranno altra scelta che rivolgersi alle offerte di altri operatori, sempre a patto che l’operatore fornisca comunicazione di tali modifiche nei tempi dovuti.
La Federconsumatori si impegna a monitorare i comportamenti di tutti gli operatori in vista dell’adeguamento al ritorno della fatturazione su base mensile.
Inoltre solleciteremo il Parlamento e Autorità nell’ambito della riscrittura del Codice delle Comunicazioni Elettroniche al fine di adottare misure urgenti per circoscrivere l’ormai frequente ed insostenibile pratica della modifica unilaterale del contratto.