Brutte sorprese per gli utenti di telefonia fissa clienti TIM.
Questi, nell’ultima bolletta, si son visti recapitare la seguente comunicazione: “Ti informiamo che, a seguito delle mutate condizioni del mercato e a fronte dell’esigenza di allineamento delle nostre offerte al contesto competitivo, e per venire incontro alle richieste dei nostri clienti, a partire dal 1 aprile 2017, le fatture non saranno più mensili ma verranno progressivamente emesse ogni 8 settimane; inoltre il corrispettivo degli abbonamenti delle offerte e dei servizi sarà calcolato su 28 giorni e non più su base mensile.
Per effetto delle suddette modifiche contrattuali, si determinerà un incremento del costo delle offerte pari all’8,6% su base annua e al tempo stesso il minor numero di fatture porterà un risparmio fino a 20 euro all’anno (se ricevi ancora la fattura cartacea e utilizzi i bollettini postali come strumenti di pagamento).
Inoltre a tutela del servizio universale la Tim promette che “l’offerta “Voce” e gli abbonamenti con agevolazioni economiche sulla linea telefonica (“Riduzione superiore al 50% dell’importo mensile di abbonamento al servizio telefonico” e “Agevolazione Social Card”) beneficeranno di una riduzione di prezzo dei relativi abbonamenti in modo tale da garantire nessuna variazione di spesa.” Ci domandiamo a tal proposito quale sia il vero significato del servizio universale ed in cosa consista realmente.
Di seguito a tale comunicazione vengono riportate le modalità per il diritto di recesso… si tratta, dell’ennesimo non più tollerabile rincaro da parte di un gestore telefonico: una modifica unilaterale del contratto, del tutto arbitraria, da parte di TIM.
Modifica che, come ammette la stessa azienda, comporterà un rincaro per gli utenti di ben oltre l’8 %!
Tale operazione, tra l’altro, avviene in piena contraddizione con quanto previsto dal documento posto in consultazione pubblica dall’AGCOM proprio in questi giorni. Nel dettaglio, all’articolo 3 della delibera n. 252/16/CONS dovrebbe essere inserito il comma 9 ove si fissano proprio le cadenze di fatturazione dei servizi: “Per la telefonia fissa la cadenza di fatturazione deve essere almeno su base mensile. Per la telefonia mobile la cadenza di fatturazione non può essere inferiore a quattro settimane (ovvero al mese solare). In caso di offerte convergenti con la telefonia fissa, prevale la cadenza di fatturazione relativa a quest’ultima.”
Alla luce di tale modifica appare ancora ingiustificabile la mossa di TIM, a cui forse le sanzioni già erogate non sono state sufficienti.
Ci riserviamo, ovviamente, di segnalare l’operato e la condotta scorretta dell’azienda all’AGCOM. Invochiamo inoltre un provvedimento deciso da parte dell’Antitrust in contrasto all’intollerabile pratica della modifica unilaterale del contratto: uno strumento di cui ormai le aziende abusano per modificare in corso d’opera offerte e promozioni. Una condotta che incentiva un continuo gioco al rialzo, un esempio negativo di concorrenza al contrario, con le altre aziende che, presto o tardi, si allineano alle modifiche apportate (emblematico è l’esempio della telefonia mobile).