Siamo estremamente preoccupati dai possibili risvolti del decreto sull'apropriatezza delle prescrizioni in discussione in questi giorni.
Condividiamo senza alcun dubbio la necessità di una razionalizzazione delle prestazioni e del sistema in generale, ma al centro di tale operazione deve rimanere, quale punto fermo e inamovibile, il diritto alla salute dei cittadini.
Da anni ripetiamo che, in ambito sanitario, non si può e non si deve ragionare esclusivamente in termini di bilancio. La salute e la sicurezza dei pazienti deve prevalere su tutto e deve essere salvaguardata ad ogni costo.
Non ci sembra che il decreto vada in questo senso, anzi semmai allontanerà ulteriormente i cittadini dalla sanità pubblica.
Sottoponendo a rigide condizioni di erogabilità ben 208 esami si prospetta concretamente il rischio di vedere negate tali prestazioni, spingendo di fatto il paziente ad effettuarle a proprie spese, sempre ammesso che se lo possa permettere. Non dimentichiamo che il dato relativo alla rinuncia alle cure è in costante crescita: dal 2008 le spese per la salute hanno subito una contrazione del -28,8%.
I medici, un po' perché potrebbero essere intimoriti dalle sanzioni, un po' perché magari già scottati per aver effettuato una prescrizione inappropriata, saranno così estremamente condizionati nello svolgere la professione, con il pericolo che diano la priorità alla propria salvaguardia piuttosto che a quella dei pazienti.
Una condizione inaccettabile che rende prioritaria una revisione del decreto, affinché preveda tutte le misure tese a razionalizzare le spese senza minimamente ledere il diritto alla salute dei cittadini.
In tal senso è indispensabile un aggiornamento dei prontuari e dei Lea.
Per questo abbiamo chiesto al Ministro Lorenzin un incontro con tutte le Associazioni dei Consumatori del CNCU, al fine di prevedere ogni tutela del diritto di accesso alle cure da parte dei cittadini.