Continua ad essere molto alta e diffusa la preoccupazione delle tante donne alle quali sono state impiantate delle protesi mammarie a superficie testurizzata. Si tratta di circa 411.000 donne solo negli ultimi 8 anni, circa il 95% dei casi di impianto di protesi mammaria.
Un’allerta nata a seguito della decisione delle autorità francesi, a fine 2018, di richiedere alla Società Allergan, una delle principali produttrici di questa tipologia di protesi, di presentare una documentazione aggiuntiva prima di procedere al rinnovo del certificato CE e di sospendere nel frattempo la fornitura di tali dispositivi e disponendo il ritiro dal mercato delle relative scorte. Il sospetto che ha portato a tale decisione è che ci possa essere, anche a distanza di diversi anni, una connessione tra le protesi impiantate e l’insorgenza di un tumore raro denominato linfoma anaplastico a grandi cellule (ACLC), di cui da tempo si discute nei congressi scientifici.
Oggi alcuni quotidiani rilanciano il tema anticipando i risultati di un’inchiesta fatta da Report in cui si dà notizia della morte di una donna, presso l’Ospedale Umberto I° di Roma, a causa di un linfoma a grandi cellule. Alla stessa 11 anni fa le era stata impiantata una protesi al seno.
Non è compito di Federconsumatori entrare nel merito di una discussione scientifica che, tuttavia, non può trascinarsi ancora per tanto tempo. Noi intendiamo farci carico, in particolare, delle tante migliaia di cittadine italiane che alla fine di un difficile e doloroso percorso di cura, oggi, a fronte di queste notizie, chiedono chiarezza e trasparenza sia alla comunità scientifica sia, e soprattutto, alle Istituzioni pubbliche, in primis al Ministero per il diritto alla salute e alle Regioni.
Le donne sottoposte a mastoplastica ricostruttiva vogliono essere adeguatamente e autorevolmente informate e coinvolte in un percorso improntato a principi di cautela che evitino ingiustificati allarmismi, e di sorveglianza attiva che consenta di gestire tempestivamente e adeguatamente dal punto di vista clinico, eventuali complicanze che, sia pure in casi molto ristretti, potessero insorgere.
Concordiamo quindi con il Ministro sull’esigenza di fare un’approfondita verifica anche al fine di avviare le più opportune iniziative nei confronti delle industrie fornitrici di questi impianti e pretendere le necessarie garanzie sulla sicurezza di questi prodotti. A fronte dell’attuale situazione riteniamo necessario attivare al più presto, in accordo con le Regioni, adeguate iniziative per il governo del fenomeno e dare motivazioni trasparenti e indicazioni di comportamento ai professionisti (compresi i Medici di medicina generale) e agli stessi pazienti. È urgente, in particolare:
- Attivare, in tempi certi, l’annunciato registro nazionale delle protesi mammarie che determini un attendibile monitoraggio clinico dei soggetti sottoposti a impianto e che consenta di definire o adeguare percorsi clinico-assistenziali personalizzati.
- Adeguare e sistematizzare le linee guida di indirizzo per i professionisti, da condividere con i pazienti per renderli consapevoli e protagonisti di questa attività di sorveglianza e gestione di eventuali sintomatologie e complicanze.
- Avviare una campagna di comunicazione efficace, coinvolgendo anche le associazioni di tutela e dei pazienti, che preveda la predisposizione di materiale e canali di informazione reperibili in autonomia, anche su web.
- Attivazione a livello regionale di uno o più team che siano in grado di rispondere in termini di consulenza e assistenza psicologico/clinica delle donne che siano state sottoposte all’impianto di tali protesi.