Il blocco dei contratti del pubblico impiego è un duro colpo per l'economia del Paese.
Una scelta sbagliata che deprime lo sviluppo, stretto dalla morsa di una crisi senza precedenti che ha colpito tutti i settori produttivi e i servizi.
In questo modo, infatti, non si fa altro che abbattere ulteriormente il potere di acquisto dei cittadini, in questo caso dei dipendenti pubblici (con una perdita media pro capite di circa 4.000 Euro in 5 anni), incidendo in maniera negativa sui consumi e sull'intera economia.
Condividiamo la necessità di diminuire il peso del costo della macchina pubblica, ma non dimentichiamo che questo deve avvenire aumentandone l'efficienza e la qualità dei servizi erogati.
Bisogna delineare un modello organizzativo, innovativo e dinamico, individuando nuove professionalità, potenziando i settori “strategici” per migliorare welfare e qualità della vita dei cittadini, snellendo funzioni ormai superate che possono e debbono essere eliminate.
È questa la ricetta per una seria trasformazione della pubblica amministrazione, non certo quella di bloccare salari e assunzioni, contrabbandando per una “riforma rivoluzionaria” la solita, vecchia operazione.
La strada che va intrapresa è molto più difficile da gestire, ma l’unica se si vuole una riforma della PA che sia in grado di migliorare, sburocratizzare, implementare e facilitare l'accesso ai servizi per i cittadini e favorire le attività produttive .