Dalla 7° Indagine nazionale del C.R.E.E.F. – Centro Ricerche Economiche Educazione e Formazione Federconsumatori sui “Servizi e Tariffe Rifiuti”, risulta che al momento solo una quarantina di città capoluogo hanno definito il regolamento della nuova tassa sui rifiuti, mentre il quadro della Tares 2013 è pressoché completo. Il ritardo con cui i comuni stanno definendo la nuova Tari 2014 è parzialmente dovuto al ricambio di parte delle amministrazioni comunali avvenuto in seguito alle recenti elezioni amministrative. D’altra parte, la proroga al 30 settembre 2014 del termine entro cui approvare i bilanci comunali sta determinando un effetto di trascinamento non solo per la Tari ma anche per Tasi, Imu e addizionale Irpef. Federconsumatori denuncia il rischio che negli ultimi tre mesi dell’anno si possano condensare le scadenze dei pagamenti dei tributi sopra citati, con un enorme impatto sui bilanci delle famiglie. Anche la nuova Tari 2014, che ha sostituito la Tares, riflette una giungla tributaria in cui, a parità di condizioni, emergono forti differenze da città a città non solo in merito all’importo della tassa ma anche relativamente alla qualità del servizio e alla sostenibilità ambientale. Forti differenze si registrano inoltre sulle “riduzioni, agevolazioni ed esenzioni”.
Per quanto riguarda la Tares, i cui dati sono completi, per un appartamento di 100mq e un nucleo famigliare di 3 persone (comprensivo della quota servizi indivisibili 0,30 euro al mq), la spesa massima complessiva è quella di Siracusa, pari a 560 euro annui, seguita da Cagliari (531 euro), Napoli (509,5 euro) e Catania (506 euro). Gli importi minori, invece, sono stati rilevati a Sanluri (125 euro), Isernia (154 euro), Brescia (179 euro), Udine (197 euro) e Matera (198 euro) a fronte di un dato medio nazionale di 312,7 euro annui. Il divario tra chi paga di più e chi paga meno è pari ad un rapporto di 4:1. Inoltre tale differenza è stata registrata sul valore della Tares anche nella applicazione della tassa medesima per lo scorso anno. Infatti molte città hanno applicato la Tares ordinaria, mentre in altri casi sono state adottate le varianti (ex Tarsu, la ex Tia1 e la ex Tia2) o la Tares “semplificata”, garantendo in ogni caso la maggiorazione di 0,30 euro al metro quadro per la componente servizi indivisibili.
Nel campione delle 40 città in cui è stata varata la Tari 2014, l’aumento medio nel quadriennio 2010-14 è stato del 19,9%, pari a +45 euro (senza considerare nella Tares la componenti servizi indivisibili), a fronte di un’inflazione nazionale nello stesso lasso di tempo dell’8,6% (dato Istat). Ciò significa che l’aumento medio ha superato abbondantemente il doppio dell’inflazione. In particolare, l’incremento rilevato è stato del 160% a Reggio Emilia, del 114% a Livorno e del 100,5% Sanluri. Al contrario risultano invece in calo gli importi a Cremona (-14%), a Verbania (-13%) e Caserta (-11%). Confrontando i dati relativi alla Tari 2014 e alla Tares 2013 (senza considerare la componente servizi indivisibili) emerge un aumento medio dello 0,69% a fronte di un’inflazione tendenziale del +0,1% (dato nazionale Istat a luglio 2014).
Osservando i risultati nel dettaglio, si nota che l’aumento più rilevante è quello di Sanluri, dove la spesa lievita in un solo anno di 1 euro al metro quadro, raddoppiando quindi l’importo annuo (+110,5%). A seguire troviamo Lodi con il +24%, Frosinone e Brescia con il +17%. All’opposto, invece, si registra una diminuzione del -20% a Cremona, del -17% a Macerata, del -13% a Sondrio, del -11% a Caserta e del -10% Mantova.
Dei 40 regolamenti Tari esaminati, il 93% prevede riduzioni, agevolazioni o esenzioni tariffarie per famiglie o fasce sociali deboli per utenze domestiche, operando una distinzione: mentre le “riduzioni” devono essere inscritte tra i costi del Piano Economico Finanziario (p.e. Riduzioni in caso di mancato servizio), le “agevolazioni” devono trovare copertura nel bilancio comunale, quindi non possono essere inserite tra i costi del tributo e la relativa copertura deve essere assicurata da risorse “diverse” dai proventi del tributo stesso. Le agevolazioni per utenze domestiche più applicate risultano essere quelle per le famiglie a basso reddito e quelle per incentivare la raccolta differenziata, come ad esempio per il compostaggio domestico (con un range di riduzione dall’8% al 30% per quest’ultima tipologia). Le delibere dei comuni prevedono agevolazioni basate sugli indicatori Isee o al minimo Inps per i soggetti in condizione di grave disagio sociale ed economico. Tali agevolazioni, nei limiti degli stanziamenti di bilancio degli interventi socio assistenziali, includono riduzioni che dal 10% raggiungono il 50% o il 70% dell’ammontare del tributo fino alla completa esenzione (100%) per i nuclei familiari individuati per numero di componenti, numero dei figli, per gli over 65 e, in alcuni casi, anche in base alla categoria catastale del fabbricato
(A3, A4, A5, A6 con superficie inferiore agli 80 m2). Confrontando i regolamenti delle 40 città capoluogo, inoltre, si rileva che le agevolazioni per le famiglie a basso reddito riguardavano il 55% del campione quando era in vigore il regolamento Tares, mentre ora con la Tari sono arrivate al 60%. Relativamente al
compostaggio domestico, la percentuale delle agevolazioni è passata dal 65% della Tares al 70% della Tari. Risultano invece in leggero calo le agevolazioni per le famiglie monocomponente (dal 20% al 18%) e quelle per le famiglie con disabili o invalidi civili (dal 13% al 10%) sempre in relazione al limite di reddito isee o minimo inps. Solo in tre città (come anche nel 2013) è presente l’agevolazione per gli utenti in cassa integrazione, mobilità, disoccupazione, cessazione di attività e licenziamento. Nell’ambito del campione, le città che prevedono più tipologie di agevolazioni sono, nell’ordine, Novara e Vicenza.
QUI DI SEGUITO IN ALLEGATO LA TABELLA CON LE TARIFFE 2010-2014
E QUELLA RELATIVA ALLA TARES 2013