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Non ci sono solo le spiagge, con l’annosa questione delle concessioni balneari, a mettere l’Italia nel mirino delle sanzioni UE. A causa del non corretto recepimento della direttiva 2008/98/CE sui rifiuti (come modificata dalla direttiva UE 2018/851), infatti, a fine luglio il nostro Paese è stato messo in mora dalla UE, primo passo verso l’ennesima sanzione pecuniaria.

Ecco perché Federconsumatori chiede al Parlamento e al Governo di recepire, il prima possibile, questa importantissima direttiva, che stabilisce un principio fondamentale: i prodotti messi in commercio devono essere progettati per il futuro riciclo, al fine di prevenire la produzione di ulteriori rifiuti quando i beni arrivano a fine vita.

La direttiva prevede anche obiettivi obbligatori per il riciclo e la preparazione dei rifiuti urbani ai fini del riutilizzo, chiede agli Stati membri della UE di migliorare i sistemi di gestione dei rifiuti e, soprattutto, di mettere in piedi un sistema di tracciabilità dei rifiuti ben funzionante.

Quando questa direttiva europea sarà introdotta nella normativa italiana, tramite un’apposita legge di conversione, il sistema produttivo del nostro Paese dovrà adeguarsi alle nuove prescrizioni, focalizzandosi su prodotti più facilmente riciclabili o riutilizzabili.

La sfida della riconversione ecologica, infatti, dal punto di vista economico e industriale, non è certo da poco per un Paese manufatturiero come il nostro, nel quale le PMI prevalgono sulle grandi industrie. Basti pensare all’industria tessile, assai importante in Italia, che al momento produce ogni anno migliaia di tonnellate di “fast fashion” che, non essendo facilmente riciclabile, viene poi spedito in Africa e nel sud est asiatico.

La normativa europea, però, prevede anche la possibilità per gli Stati di erogare incentivi alle aziende che si impegnano nella riconversione della propria produzione; quindi, è possibile trasformare questa sfida in una enorme opportunità.

L’Italia, però, non sembra interessata a farlo: doveva recepire la norma europea entro il 5 luglio 2020, ma ad oltre quattro anni di distanza dal termine ancora non lo ha fatto. A pensar male, si potrebbe maliziosamente ipotizzare che le pressioni del sistema industriale influiscano sulla scelta del mancato recepimento, o quanto meno lo ritardino… ma sarebbe impensabile che un Governo metta gli interessi industriali davanti a quelli dei cittadini!

Federconsumatori chiede a Governo e Parlamento di affrontare prima possibile questo importantissimo tema, sia per evitare che l’Italia riceva l’ennesima multa dalla UE, sia per iniziare una nuova pagina della storia industriale del nostro Paese: quella dell’economia circolare.

Tutto ciò porterebbe grandi vantaggi ai cittadini-consumatori: da una parte la possibilità di vedere finalmente una riduzione dei rifiuti prodotti, dall’altra la speranza di pagare TARI più contenute grazie alla minor quantità di rifiuti da smaltire.

Un efficiente sistema di tracciabilità dei rifiuti, infine, renderebbe il business dello smaltimento illegale meno semplice e meno vantaggioso per la criminalità organizzata, con ulteriore beneficio per tutti.

Rifiuti: il mancato recepimento della direttiva europea espone l’Italia al rischio di una nuova sanzione UE.

Necessaria e urgente una svolta nella storia industriale del nostro Paese, verso l’economia circolare e un sistema di raccolta rifiuti sempre più sostenibile.

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