Il Governo avvii subito un serrato confronto con le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei giornalisti per affrontare e risolvere i nodi dei servizio pubblico radiotelevisivo. Dopo le polemiche seguite al varo del decreto che taglia risorse alla Rai congelando una parte del canone già pagato dai cittadini, Federconsumatori e Adusbef ribadiscono quattro punti fermi e irrinunciabili:
Primo: il Servizio Pubblico radiotelevisivo nel nostro Paese svolge un ruolo essenziale e va mantenuto all’interno di un sistema realmente liberalizzato e competitivo;
Secondo: va tagliato in modo definitivo e irreversibile il cordone ombelicale tra Rai e politica, superando anche la stessa Commissione di Vigilanza. In un sistema realmente libero e maturo sono i media che debbono controllare la politica e le istituzioni, non il contrario;
Terzo: un vero contenimento dei costi va perseguito non con misure estemporanee, ma attraverso il varo di un serio piano industriale (se necessario, anticipando anche il contratto di servizio rispetto alla scadenza programmata del 2016). Vanno altresì eliminati sprechi, sovrapposizioni, privilegi, consulenze improduttive, emolumenti vertiginosi di ogni genere spesso derivanti da condizionamenti politici sia centrali che periferici;
Quarto: il canone Rai è un’imposta di scopo che non può essere utilizzata per ragioni diverse da quelle per cui è pagata dai cittadini. Ogni taglio al canone che il governo decidesse di operare deve avere come conseguenza – se non si vuole compiere un vero e proprio arbitrio nei confronti dei cittadini onesti – l’abbassamento della somma pagata dagli utenti.
Federconsumatori e Adusbef chiedono che sull’insieme di queste questioni e sulle linee più generali di un’auspicata riforma del settore delle telecomunicazioni, Governo, sindacati e associazioni rappresentative degli interessi dei cittadini inizino al più presto un’approfondita discussione.