In Comunicati, Politica e Società

Dopo il video tutorial che dà istruzioni alle donne su come fare la spesa in modo seducente, andato in onda su Rai2 qualche mese fa, nel week end appena concluso il servizio pubblico radiotelevisivo ha segnato un’altra triste pagina dello spettacolo all’insegna del sessismo.

Nel corso dello show Top Dieci di Rai 1 sono stati mostrati i risultati di una sorta di sondaggio finalizzato ad evidenziare “le cose che le donne fanno meglio degli uomini“, le cui risposte includevano opzioni come “cucinare”, “prendersi cura degli altri”, “esprimere sentimenti ed emozioni” e “curare la casa”: in pratica un concentrato di luoghi comuni, stereotipi e maschilismo.

La nostra società, purtroppo, appare ancora lontana dal raggiungimento di una reale parità tra i sessi e ogni giorno abbiamo modo di assistere a comportamenti discriminatori nonché di toccare con mano la persistenza di gravi pregiudizi nei confronti delle donne: uno degli esempi più recenti è costituito dalle discutibili dichiarazioni del senatore Pillon sulla scarsa predisposizione delle donne verso lo studio delle materie scientifiche.

La Rai, ha il preciso dovere di erogare un servizio pubblico che rispetti precisi criteri di qualità che, come sancito anche dal contratto di servizio, riguardano anche la promozione “di una società equa, inclusiva, solidale e rispettosa delle diversità” nonché la diffusione di “informazioni volte a formare una cultura della legalità, del rispetto della diversità di genere e di orientamento sessuale, nonché di promozione e valorizzazione della famiglia, delle pari opportunità, del rispetto della persona, della convivenza civile, del contrasto ad ogni forma di violenza”. Dichiarazioni di intenti che alla luce di quanto andato in onda in questi giorni assumono tutto l’aspetto di un paradosso.

Le scelte autorali del programma in questione non risultano in alcun modo ammissibili né tantomeno giustificabili, come forse qualcuno cercherà di fare, con un eventuale intento ironico. L’episodio è gravissimo, pertanto invochiamo sia l’intervento del CNU (Consiglio Nazionale degli Utenti istituito presso l’AGCOM) che della Commissione di Vigilanza Rai, in modo che i concetti espressi nel contratto di servizio non rimangano lettera morta ma trovino concreta applicazione nella programmazione televisiva.

Recommended Posts