I prezzi al consumo nel 2020 calano dello 0,2%, si tratta della terza volta nella storia (da quando nel 1954 è disponibile la serie storica) che la media annua registra una diminuzione. Era avvenuto del 1959 e nel 2016.
Calo in larga parte dovuto alla diminuzione dei costi dei beni energetici registrata durante l’anno, che, come abbiamo visto dagli ultimi aggiornamenti tariffari, stanno purtroppo riprendendo quota.
Un andamento che già a dicembre segna una lieve controtendenza: i dati dell’Istat, infatti, registrano nell’ultimo mese del 2020 un aumento del +0,3% rispetto al mese precedente.
In controtendenza, come osserviamo ormai da tempo, i prezzi dei prodotti appartenenti al cosiddetto carrello della spesa, ovvero beni alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona, il cui tasso cresce del +0,9%.
Un andamento che continua a destare preoccupazione: la crescita dei prezzi di tali prodotti pesa soprattutto sulle tasche delle famiglie con redditi medio-bassi. Queste ultime sono sempre più costrette a ridurre i propri consumi: nemmeno i saldi o le festività natalizie sono riusciti a risollevare tale tendenza.
Questo trend non solo accende un faro di allarme sulla condizione delle famiglie, ma produrrà evidenti ricadute sul fronte del commercio e della produzione.
Per questo si rende estremamente urgente l’avvio di piani mirati alla ripresa economica e per il rilancio dell’occupazione. Il Governo è chiamato a compiere ogni sforzo per sostenere l’economia e le famiglie in questa delicata fase, sfruttando tutti gli strumenti a disposizione. Continuiamo a reputare inconcepibile, in tal senso, la volontà di non ricorrere al MES. Si tratta di una risorsa fondamentale per garantire la tenuta del sistema sanitario che, come abbiamo visto, fatica a far fronte alla pandemia ed a garantire tutte le prestazioni di cui i cittadini hanno bisogno.
In tale quadro è necessario improntare ogni norma alla sostenibilità: mirando ad eliminare le disuguaglianze sempre più profonde che crescono nella nostra società.