Si confermano estremamente timidi i dati sul PIL diffusi oggi dall’Istat: +0,2% nel primo trimestre.
La crescita sull’anno segna quota +0,8%.
Un andamento che mostra tutta la fragilità e l’incertezza di un sistema economico che stenta ad allontanare lo spettro della crisi.
Mancano ancora basi certe sulle quali fondare i presupposti per la crescita, per una ripresa vera e stabile.
La via maestra per aprire questa nuova fase è quella di intervenire sulla domanda interna e sulla redistribuzione dei redditi, attraverso una ripresa del mercato occupazionale.
Le famiglie, infatti, continuano ad essere in affanno.
Sono appena di ieri le notizie relative all’impennata del tasso di inflazione, che cresce non sulla base di un aumento della domanda interna, bensì sull’onda della crescita dei costi dell’energia e dei servizi di trasporto.
La disoccupazione non accenna a migliorare in maniera decisa, la domanda interna soffre per i rincari delle tariffe: è evidente che, di fronte a tale andamento, le famiglie si trovano ad affrontare una situazione di forte difficoltà, fatta di tagli e rinunce.
Basti pensare a due settori chiave come quello dell’alimentazione e della salute, dove le famiglie, dal 2008 ad oggi, hanno ridotto i propri consumi, rispettivamente, del -12,6% e del -28,9%.
Creare nuove opportunità di lavoro significa aprire le porte alla crescita ed allo sviluppo. Significa alleggerire le famiglie di un onere pari a circa 450 Euro al mese, necessario a mantenere figli e nipoti disoccupati.
Secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, se la disoccupazione tornasse a livelli pre-crisi (vale a dire a circa il 6%, livello ancora elevato a nostro avviso):
– la capacità di acquisto delle famiglie aumenterebbe di circa +40 miliardi di Euro l'anno (dal momento che le famiglie non sarebbero più costrette a destinare parte del loro bilancio al mantenimento di figli e nipoti disoccupati);
– con i contributi di chi passerebbe da disoccupato ad occupato il fondo pensionistico avrebbe un incremento di circa 15 miliardi di Euro
È evidente, quindi, l’urgenza di mettere in atto concrete politiche per la ripresa occupazionale, che siano in grado di innescare un ciclo virtuoso nel nostro sistema economico: con la ripresa dell’occupazione, infatti, si conoscerebbe una crescita della domanda interna che, a sua volta, determinerebbe un incremento della produzione ed una ulteriore aumento della domanda occupazionale.
È questo il momento di dimenticare l’aumento dell’IVA (che, in qualsiasi modo venga dilazionato, avrà ricadute drammatiche sui bilanci delle famiglie e sull’intero andamento dell’economia) e di operare scelte coraggiose, che possano portare l’Italia finalmente e definitivamente fuori dalla crisi.