È senza dubbio positiva la notizia del primo recupero del PIL nel Mezzogiorno dopo 7 anni di cali ininterrotti.
Un dato incoraggiante che, però, è ancora una goccia nel mare se paragonato alla crisi drammatiche che il Sud vive da molti anni e che lo ha visto quasi scomparire dai bilanci economici del nostro sistema industriale.
Basi pensare che da uno studio apparso tempo fa sull'Economist, emerge che durante la crisi l'economia del Sud si è ridotta ad una velocità doppia rispetto a quella del Nord: tra il 2008 e il 2013 si è ridotta del 13% contro il 7%. Sempre nello stesso studio è riportato che tra il 2007 e il 2014 il 70% dei disoccupati si trovava nelle regioni del Sud.
A questi si aggiungono i dati dell'O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori sui consumi delle famiglie. Dal 2008 queste ultime hanno ridotto, a livello nazionale, del 10,7% i propri consumi alimentari e del 23,1% quelli sanitari. Dati che peggiorano nettamente prendendo in considerazione solo il Sud Italia: -11,8% i consumi alimentari e -25,6% quelli in ambito sanitario.
Di fronte a tale scenario è evidente che bisogna avviare operazioni coraggiose e determinate, che siano in grado di dare una svolta più decisa ed incisiva al sistema economico.
In particolare sottolineiamo la necessità di un Piano Straordinario per il Lavoro attraverso investimenti per lo sviluppo e la ricerca, nonché per la modernizzazione delle infrastrutture e per la realizzazione di un programma per la valorizzazione e l'incentivazione del turismo.
Operazioni da mettere in atto soprattutto al Sud, dove tali azioni sono estremamente urgenti. Le infrastrutture carenti, se non inesistenti e un patrimonio culturale ed artistico senza pari sono i punti da cui ripartire per mettere in atto un rilancio strutturale del Mezzogiorno.
Non ci stancheremo di sottolineare come, in tal senso, è necessario sfruttare i fondi europei destinati a tali scopi e, se necessario, attuare un allentamento del patto di stabilità con gli enti locali in modo da consentire l'avvio di tali operazioni.
Inoltre, visto il peso specifico dell'agricoltura in tali aree, è opportuno usufruire in maniera mirata dei fondi stanziati in tal senso, accompagnando questa azione ad una seria politica di contrasto alle agromafie ed al caporalato.