L’Inps ha comunicato che la pensione al 10 del mese, sarà erogata solo per coloro (circa 800.000 persone) che hanno l’assegno Inps-Inpdap, mentre per tutti gli altri (15 milioni di titolari) la riceveranno il 1 del mese oppure il 16, come era prima. Se non viene cambiata la norma, resterà in piedi il blitz di qualche furbetto, non estraneo all’istituto di previdenza, che aveva scritto o suggerito una norma ad uso e consumo dell’Inps (con circa 25 milioni di euro l’anno di risparmi) ed un regalo alle banche che avrebbe costretto milioni di pensionati a pagare le evidenti scoperture dei conti correnti per molti impegni di pagamento e scadenze fissate al 5 del mese.
Il terzo comma, art.26, del disegno di legge sulla stabilità, recita testualmente:” A decorrere dal 1 'gennaio 2015, ai fine di razionalizzare ed uniformare le procedure ed i tempi di pagamento delle prestazioni previdenziali corrisposte dall'Istituto nazionale della previdenza sociale, i trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e le indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché le rendite vitalizie dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro sono poste in pagamento il giorno 10 di ciascun mese o il giorno successivo se festivo o non bancabile, con un unico pagamento, ove non esistano cause ostative, nei confronti dei beneficiari di più trattamenti”.
Adusbef e Federconsumatori, prima di cantare vittoria, aspettano di leggere la nuova norma che sostituisce quanto pubblicato all’art.26 di una legge di stabilità spacciata come salvifica, ma ostile per le famiglie ed i consumatori (non per niente è gradita da Confindustria), che tra una stretta su fondazioni e fondi pensione, sgravi per partite Iva e figli, uno stop all’Irap sul lavoro e zero contributi nei primi tre anni per le imprese che assumono, il Tfr (volontario) in busta paga anticipato dalle banche al tasso del 2,6, è recessiva configurando una partita di giro e di raggiro, che promettendo meno tasse farà pagare circa 606 euro a famiglia con i tagli a Sanità, Enti locali e qualora scattasse clausola di garanzia su IVA e accisa sulla benzina.
Queste le altre spigolature ed insidie nascoste, che graveranno sui cittadini: la quota di utili non soggetta ad imposta degli enti non commerciali si ridurrà dal 95 al 22,26% dal 1 gennaio 2015; la non tassazione dei capitali percepiti dai beneficiari della polizza in caso di morte dell'assicurato, sarà sostituita da un regime imponibile; raddoppiata dal 4 all'8% l'aliquota delle ritenute fiscali sui bonifici per le ristrutturazioni; l'imposta sostitutiva sui risultati netti rincarerà al 17% dall'attuale 11% analogamente alla rivalutazione del Tfr; la previdenza dei professionisti, la stessa imposta sugli utili netti sarà incrementata dal 20 al 26%, aumenterà dal 13 al 17% la tassa sulle vincite per le slot e dal 5 al 9% sulle Vlt, le Videolottery.