Apprendiamo con estrema preoccupazione la norma, contenuta nel testo della legge di Bilancio in discussione al Senato, che faciliterebbe sequestri e pignoramenti da parte degli Enti locali in netto contrasto con le norme vigenti, per il mancato pagamento di tasse quali IMU, Tasi, Tari, bollo auto, rette scolastiche, nonché imposte per affissioni o occupazione del suolo pubblico.
Oggi, per poter procedere all’esecuzione forzata, è necessario attendere i tempi di iscrizione a ruolo del debito notificato al cittadino e della successiva emissione del decreto ingiuntivo. Secondo le modifiche paventate dalla nuova normativa, invece l’ente locale assume le funzioni di agente della riscossione e può procedere, attraverso i soggetti a cui affida tale servizio, una volta decorsi 60 giorni dall’avviso di accertamento (contenente anche l’intimazione ad adempiere) senza che il cittadino abbia presentato ricorso, ad attivare le procedure esecutive e cautelari.
Questo salvo che l’importo sia inferiore ai 10.000 Euro: in questo caso prima di attivare la procedura esecutiva, gli enti devono inviare un sollecito di pagamento concedendo ancora 30 giorni per evitare il pignoramento.
Ci auguriamo che nella norma in discussione al Senato quanto disposto all’art. 96 sia già stato cancellato. In caso contrario facciamo appello alla responsabilità delle forze politiche affinché, in un momento in cui molte famiglie e piccole attività si trovano o si troveranno presto in situazioni di forte difficoltà (dalla vicenda Whirpool all’Ilva), rivedano una norma che renda più veloce ed agevole per gli enti locali il procedimento per l’espropriazione dei beni, mantenendo tempi più lunghi, sia nel procedere al pignoramento, sia nel rientro della morosità.
Proprio lo Stato e la Pubblica Amministrazione dovrebbero prevedere, inoltre, misure per la facilitazione ed il sostegno alle famiglie coinvolte in situazioni di forte disagio economico e sociale, disponendo la sospensione di tali procedimenti esecutivi di fronte a situazioni di questo genere.