L’Istat pubblica le stime aggiornate sul mercato del lavoro, rilevando, a dicembre, una diminuzione della disoccupazione, che scende al 10,8% (-0,1punti rispetto a novembre).
Si tratta, per l’Istituto di Statistica, del valore più basso da settembre 2012.
In calo anche la disoccupazione giovanile, che passa al 32,2%, segnando una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto ad ottobre.
Nel quadro complessivo su base annua appare evidente, però, un segnale preoccupante: gli occupati aumentano del +0,8% (pari a +173 mila), ma la crescita interessa soprattutto i lavoratori a termine, mentre gli indipendenti e i dipendenti permanenti diminuiscono.
Le notizie apparentemente positive relative a una disoccupazione in discesa assumono, così, tinte drammatiche e poco rassicuranti, che evidenziano come a crescere sia il lavoro a termine e il precariato.
Per questo si rende sempre più urgente e necessario che il novo Governo che sarà chiamato a guidare il Paese dia la dovuta priorità al tema dell’occupazione.
“Nel dettaglio, è indispensabile avviare un intervento deciso sul Lavoro, definendo un piano di investimenti per il rilancio dell’occupazione ed un taglio delle tasse sul lavoro.” – afferma Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori. “Si tratta del primo passo, fondamentale, per tracciare una nuova fase di crescita, che abbia carattere strutturale e duraturo.”
L’esperienza quotidiana nei nostri sportelli testimonia come la situazione per le famiglie sia critica: ogni giorno riceviamo lamentele e segnalazioni di persone che non riescono a far fronte alle spese fondamentali, o non riescono più a sorreggere il peso di prestiti e finanziamenti. La sostenibilità sociale scricchiola sotto il peso delle disparità e delle disuguaglianze, che non fanno che aumentare.
Per questo è indispensabile dare una risposta concreta a tale andamento. Le strategie per il rilancio del mercato del lavoro e la redistribuzione dei redditi risultano, pertanto, imprescindibili ai fini di una decisiva fuoriuscita dalla fase di stallo in cui, da troppi anni, si trova la nostra economia, che i timidi ed incerti segnali positivi non son certo sufficienti a modificare.