Cresce ancora la disoccupazione a novembre, raggiungendo l’impressionante livello del 12,7%.
Addirittura la disoccupazione giovanile ha toccato il livello record del 41,6%, al top dal 1977 (data di inizio delle serie storiche).
Dati drammatici che lasciano percepire chiaramente la situazione di profonda e perdurante crisi che famiglie ed imprese vivono da tempo.
Una vera e propria spirale depressiva, fatta di perdita del potere di acquisto, caduta dei consumi (-8,1% solo nel biennio 2012-2013), contrazione della produzione, chiusura di esercizi commerciali ed aziende, perdita del lavoro e aumento della cassa integrazione.
I dati relativi a tutti questi indicatori economici parlano chiaro, segnalando ormai da molto tempo lo scenario di vero e proprio allarme che investe l’intero sistema economico del nostro Paese.
Di fronte a tale andamento, finora, il Governo non è stato in grado di assumere decisioni concrete e determinate per rilanciare l’occupazione e la crescita.
“È ora di smetterla. Ogni volta che si discute di occupazione, oltre a sentire le solite proposte inefficaci, si parla della cancellazione di articoli e diritti. Vogliamo sentir parlare, piuttosto, di rilancio e investimenti!” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Sono ancora moltissime, infatti, le azioni da avviare in tal senso, vincolando ogni centesimo di euro risparmiato sugli interessi ad investimenti per il lavoro, per lo sviluppo tecnologico e per la ricerca. È questa la strada maestra per ricostruire potere di acquisto delle famiglie e rimettere in moto l’economia.
In questa direzione, inoltre, è fondamentale attuare con urgenza gli annunciati tagli agli sprechi, alle inefficienze, ai privilegi, nonché attivare una vera ed intensa lotta all’evasione fiscale ed una riduzione della tassazione a partire dal reddito fisso, pensionati e lavoratori.
Infine è necessario intervenire con determinazione sulle speculazioni delle varie filiere produttive, che continuano a determinare aumenti ingiustificati di prezzi e tariffe (che pesano in maniera intollerabile sul potere di acquisto delle famiglie), tra l’altro senza offrire alcun miglioramento sul piano dell'efficienza e della qualità.