I dati sulla soddisfazione economica degli italiani diffusi oggi dall'Istat sono allarmanti, ma purtroppo non rappresentano affatto una sorpresa.
La soddisfazione per la situazione economica manca ad 1 cittadino su 2.
Non potrebbe essere diversamente viste le condizioni in cui versa il sistema economico del nostro Paese:
– potere di acquisto delle famiglie è diminuito del -13,4% dal 2008,
– consumi sono scesi -10,7% nel triennio 2012-2013-2014,
– le prime stime sull'andamento delle spese per i regali di Natale lasciano intravedere una contrazione del -6,2% rispetto allo scorso anno,
– la produzione industriale scende del -2,9% su base annua,
– la disoccupazione sale al 12,6%, addirittura al 42,9% quella giovanile,
– pignoramenti ed esecuzioni immobiliari nel 2014 crescono del +11,6%.
"Ci chiediamo come sia possibile, in uno scenario simile, che le famiglie si ritengano soddisfatte della situazione economica. Ci sorprenderemmo, piuttosto, del contrario!" – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
È evidente che ora è necessario il massimo sforzo e la massima determinazione del Governo per cambiare rotta ed avviare una seria, reale e concreta ripresa delle condizioni economiche delle famiglie.
Vanno bene bonus e sostegni, ma siamo convinti che la misura principale in grado di risollevare il potere di acquisto delle famiglie ed imprimere un nuovo impulso per la crescita dell'economia sia l'avvio immediato di un piano straordinario per il lavoro.
Il piano si dovrà incentrare principalmente sulla ripresa degli investimenti per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (a partire dalla banda larga nelle telecomunicazioni), sull'avvio di un programma strategico per lo sviluppo del turismo, nonché sulla realizzazione di opere infrastrutturali di modernizzazione e messa in sicurezza (in primis per quanto riguarda l'edilizia scolastica).
Particolare attenzione va rivolta al Sud, l'area dell'Italia che si trova di fronte alle maggiori difficoltà e che ha beneficiato in misura minore del bonus per i lavoratori, dal momento che il lavoro non c'è.