Rivela tratti inquietanti il rapporto diffuso oggi dall’Istat, da cui emerge la crescita delle diseguaglianze e del disagio economico.
Sono tanti, troppi, i dati allarmanti diffusi dall’Istituto di Statistica, che testimoniano come sul nostro Paese incomba ancora la nube minacciosa della crisi.
Il dato più grave riguarda l’aumento delle diseguaglianze: “la diseguaglianza sociale non è più solo la distanza tra le diverse classi, ma la composizione stessa delle classi” – riporta Istat, aggiungendo che: “la crescente complessità del mondo del lavoro attuale ha fatto aumentare le diversità non solo tra le professioni ma anche all’interno degli stessi ruoli professionali, acuendo le diseguaglianze tra classi sociali e all’interno di esse.”
L’Istat sottolinea come si stia assistendo ad una progressiva “perdita dell’identità di classe, legata alla precarizzazione e alla frammentazione dei percorsi lavorativi.”
La disuguaglianza, che si amplia all’interno delle stesse classi, è ancora più marcata tra classi diverse: la spesa delle famiglie abbienti risulta doppia rispetto a quelle più povere. In particolare cresce la spaccatura tra chi ha lavoro e chi no.
Secondo il rapporto emerge che in Italia si contano circa 3 milioni e 590 mila famiglie senza redditi da lavoro, il 13,9% del totale.
In questo scenario è abbastanza scontato come risalga l’indicatore del disagio economico, ovvero l’indicatore di grave deprivazione materiale, che sale all’11,9%.
La misura del disagio economico si conferma particolarmente elevata per le famiglie in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione (in questo caso l’indicatore raggiunge quota 35,8%).
Indicativo di tale situazione è l’aumento delle rinunce alle cure: secondo l’Istat la quota di persone che rinunciano ad una visita specialistica è cresciuta dal 2008 al 2015 dal 4% al 6,5%. Secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale della Federconsumatori dal 2008 ad oggi la minore spesa per le cure segna quota -28,9%.
Di fronte a questa sfilza di dati negativi e sconfortanti appaiono del tutto fuori luogo le affermazioni odierne del Ministro Padoan, che si dichiara soddisfatto della crescita del PIL italiano dello 0,2% nel primo trimestre 2017.
È evidente che una crescita così marginale è del tutto insufficiente a far fronte alla situazione delineata oggi dall’Istat.
La necessità che da tempo sottolineiamo quale priorità assoluta per il Paese è il rilancio del mercato occupazionale: indispensabile al fine di una redistribuzione dei redditi e di un rilancio della domanda interna, utile a dare nuovo impulso alla produzione.
È fondamentale agire in tal senso, avviando investimenti per la ricerca, lo sviluppo e la valorizzazione dell’offerta turistica, al fine di restituire prospettive di crescita ad un Paese intero, specialmente ai giovani disoccupati ed agli over 50 che si trovano senza occupazione in un’età in cui, oggi, rientrare nel mercato del lavoro è estremamente complesso.