L’Istat diffonde oggi i dati relativi al tasso di inflazione che, a gennaio 2018, si attesta al +0,3% su base mensile e del +0,9% su base annua. Un dato in lieve aumento rispetto alle stime.
Decisamente più elevato il tasso relativo ai prodotti con maggiore frequenza di acquisto, quello che incide in misura maggiore sui redditi medio-bassi, che si attesta al +1,3%.
Ad aumentare sono soprattutto i costi relativi alla casa ed alle bollette, specialmente acqua, combustibili ed elettricità. Gli aggravi relativi a questa voce rappresentano un motivo in più per non dare alcun seguito, come abbiamo chiesto, all’ipotesi improponibile di addebitare in bolletta il recupero delle morosità e per avviare il riordino degli oneri di sistema e prendere provvedimenti per contrastare la povertà energetica.
Un tasso di inflazione a questo livello si traduce in una ricaduta pari a +266,40 Euro annui in più pagati da ogni famiglia.
Un aumento che avviene in un contesto in cui le condizioni delle famiglie sono ancora critiche, soprattutto a causa della persistente crisi occupazionale. Sono molte le famiglie che gravano sui redditi dei genitori, spesso pensionati, i quali sono chiamati a farsi carico del loro sostentamento per un onere pari a circa 450 Euro al mese, secondo quanto calcolato dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori.
“È sempre più evidente come il Governo che sarà chiamato a guidare il Paese sia tenuto ad avviare interventi incisivi sul fronte occupazionale e della redistribuzione dei redditi.” – dichiara Emilio Viafora, Presidente di Federconsumatori.
Si tratta di operazioni che rivestono un ruolo fondamentale la ripresa dei bilanci familiari, permettendo così di rimettere in moto la domanda interna e l’intera economia in maniera stabile e duratura.
Inoltre è opportuno disporre un attento monitoraggio dei prezzi e delle tariffe, per contrastare intollerabili fenomeni speculativi.