Il tasso di inflazione a novembre si attesta al +0,9%, registrando una diminuzione del -0,2% rispetto al mese precedente. Aumentano ininterrottamente, invece, i prezzi dei prodotti a più alta frequenza di acquisto, quelli appartenenti al cosiddetto “carrello della spesa”, che toccano quota +0,2% sul mese e +1,7% sull’anno.
Un aumento di questa portata comporta, in termini annui, un aggravio per le famiglie pari a +267,3 Euro, di cui 95,20 solo per il settore alimentare.
È evidente come tale incremento contrasti ancora fortemente con le condizioni economiche dei cittadini, i cui redditi sono fermi.
Tali dati, osservati unitamente alle rilevazioni sull’andamento occupazionale diffuse oggi dall’Istat dipingono un quadro estremamente allarmante, da cui emerge a chiare tinte l’urgenza di una strategia mirata al rilancio occupazionale ed alla redistribuzione dei redditi.
La mancanza di lavoro rimane una delle principali piaghe socioeconomiche che affliggono il nostro Paese, con conseguenze sia sui redditi delle famiglie (dal momento che genitori e nonni si vedono costretti a sostenere i redditi di figli e nipoti disoccupati) che sulla domanda interna.
E’ inoltre necessario mettere in atto un capillare monitoraggio di prezzi e tariffe per evitare che, come spesso accade, si verifichino aumenti del tutto inspiegabili ed ingiustificabili, con un occhio particolare al settore dei carburanti.
Lo stesso Istituto di statistica fa notare come cresca il prezzo dei carburanti: i prezzi della benzina sono cresciuti del +1% rispetto ad ottobre e del +4,2% rispetto a novembre 2016.
Seppure le quotazioni del petrolio sono aumentate rispetto a tali date è pur vero che, facendo una comparazione che tenga conto delle quotazioni del petrolio e dell’andamento del cambio Euro Dollaro, emerge che, oggi, la benzina dovrebbe attestarsi ad almeno 6-7 centesimi in meno. Tali aggravi ingiustificati pesano sulle tasche degli automobilisti con ricadute pari a +78 Euro annui in termini diretti e di circa +56 Euro in termini indiretti (dal momento che ben l’86% dei beni nel ostro Paese sono trasportati su gomma). È evidente, pertanto, la necessità di avviare verifiche e controlli mirati in questo settore.