Continua a maggio la corsa dell’inflazione al +1,3%, per il quinto mese consecutivo, raggiungendo livelli che non si vedevano da novembre 2018. Con il tasso di inflazione a questi livelli le ricadute per i cittadini saranno di +387,40 Euro a famiglia l’anno.
A pesare su tale andamento, rivela l’Istat, sono ancora una volta i beni energetici, ma la tendenza al rialzo di questi ultimi è compensata dall’inversione dell’andamento dei prezzi relativi ai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.
Beni energetici, in primis i carburanti, il cui rialzo eccessivo determina forti ripercussioni per i cittadini (+144 Euro annui ad automobilista secondo le sime del nostro osservatorio) e sui quali bisognerebbe intervenire quantomeno rimodulando un sistema di tassazione che pesa per circa il 45% sul prezzo finale.
Mentre diminuisce ulteriormente il tasso relativo al carrello della spesa (-0,8%), aumentano invece i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, che segnano quota +1,5%.
Assistiamo, quindi a due forti tensioni: una relativa ai beni energetici, l’altra relativa ai prodotti alimentari non lavorati. Entrambi specchio dei rialzi delle commodities sui mercati internazionali.
Da tempo monitoriamo questa situazione, allarmati dal fatto che si possa determinare nuovamente un cartello sui prezzi dei beni, come già avvenuto in passato ad esempio per la pasta.
Non vorremmo che il record dei prezzi segnati dal mais (+74% denuncia Coldiretti) e dalla soia, i principali elementi della dieta degli animali, facessero crescere in maniera spropositata il costo della carne.
Come sempre monitoreremo attentamente su ogni fenomeno speculativo, ma al contempo è necessario che il governo disponga misure efficaci a sostenere le famiglie in questa delicata fase, attraverso piani di rilancio dell’occupazione, nonché con l’adozione di un più equo sistema di tassazione, che preveda maggiori elementi di progressività ed un più determinato contrasto all’evasione fiscale.