L'Istat annuncia oggi un nuovo dato allarmante: la produzione industriale frena, registrando il -0,6%, il primo calo dal 2016.
Un andamento che emerge in tutta la sua gravità se lo si osserva nel contesto economico complessivo, dove la disoccupazione non accenna a migliorare e si è arenata ormai da tempo su livelli allarmanti (soprattutto per quanto riguarda il tasso di disoccupazione giovanile); la spesa delle famiglie è al palo, dopo la forte contrazione registrata nell'ultimo triennio 2012-2013-2014 pari a -10,4%; la fiducia dei consumatori e, più in generale, le prospettive delle famiglie e dei giovani sono a dir poco scoraggianti.
Tale quadro conferma che, in assenza di un intervento determinato, la situazione non potrà migliorare.
Per questo è urgente che il Governo stanzi le opportune risorse per far sì che il Paese si rimetta in marcia verso lo sviluppo. Il primo passo in tal senso è la ripresa dell'occupazione, che oltre ad avere un effetto positivo in termini diretti, determinerebbe effetti indiretti estremamente importanti. Attualmente, infatti, le famiglie sono l'unica forma di welfare: sono queste che si fanno carico di figli e nipoti disoccupati, con una spesa di circa 450 Euro al mese.
"Creare nuova occupazione, quindi, significa dare nuovo ossigeno alla domanda interna in termini complessivi, che a sua volta rimetterebbe in moto la produzione e innescherebbe un ciclo positivo in grado di rilanciare l'intero sistema economico." – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.
Tale slancio richiede un'azione mirata del Governo, attraverso l'avvio di un Piano straordinario per il lavoro che punti su investimenti per lo sviluppo e la ricerca, opere di modernizzazione e realizzazione di infrastrutture (soprattutto al Sud), l'attuazione di un programma per la valorizzazione dell'offerta turistica nel nostro Paese, vera risorsa ancora sottovalutata. In assenza di coraggio da parte del mondo imprenditoriale, è indispensabile che sia il Governo a farsi carico di tali operazioni, se necessario ricorrendo alla vendita di circa il 15% delle riserve auree.