Il disegno di legge sul rientro dei capitali, prevista da un accordo della maggioranza che dovrebbe ricalcare, con il "ravvedimento speciale", una norma ad hoc che utilizza lo schema del "ravvedimento operoso", già in vigore nell’ordinamento fiscale e in base al quale ci si può ravvedere con sanzioni ridotte entro un anno dall'evasione, per consentire di sanare le posizioni dei contribuenti infedeli che hanno esportato capitali all’estero, compresi gli evasori fiscali italiani e le grandi banche sotto processo per frode fiscale, assomiglia troppo all’ennesimo condono.
Adusbef e Federconsumatori, sconcertate dall’utilizzo di un veicolo legislativo come un emendabile disegno di legge dalle larghe maglie, anziché del decreto legge, perché come avrebbe detto il capo del Governo Matteo Renzi, ‘più il pendolo tende verso un condono, più capitali rientrano’, ricordano che offrire ulteriori premi agli evasori fiscali che hanno esportato capitali all’estero, o benefici a grandi imprese che hanno approfittato delle frodi, sottraendo circa 120 miliardi di euro l’anno dall’imponibile, addossando in tal modo il peso di una pressione fiscale pari al 44,3% su una platea di contribuenti onesti, spesso famiglie a reddito fisso, è analogamente delittuoso agli scudi fiscali criminali.
Nel settembre 2010, alcune banche, come Unicredit, Monte dei Paschi, Intesa e Banca Popolare di Milano, e gruppi stranieri come la britannica Barclays e le tedesche Deutsche Bank e Dresdner Bank (ora Commerzbank), vennero accusate di aver organizzato architetture finanziarie fraudolente, per un valore di oltre 3 miliardi di euro con il sistema ‘Brontos’.
Per quelle accuse è stato rinviato a giudizio, insieme ad altre diciannove persone, l'ex amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo (presidente Mps), imputato di una maxi-frode fiscale da 245 milioni di euro, realizzata attraverso un'operazione di finanza strutturata denominata Brontos, il cui processo inizierà il 1° ottobre 2014.
Adusbef e Federconsumatori, ricordano i processi per frode fiscale della famiglia Riva, accusati pi aver violato l'articolo 3 della legge 74/2000, che punisce (da 18 mesi a 6 anni) chi, al fine di evadere le imposte sui redditi, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei a ostacolarne l'accertamento, indica elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo o elementi passivi fittizi «ponevano in essere una complessa operazione di finanza strutturata, all'unico scopo di consentire alla consolidata Ilva spa l'abbattimento del reddito mediante l'utilizzazione di elementi passivi fittizi per 158.979.433 euro e conseguentemente per la consolidante Riva Fire spa , una pari riduzione della base imponibile e un'evasione di imposta Ires pari a 52.463.213 euro», come riportato nel capo di imputazione.
O quelli della famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini Farmaceutici, che aveva ha ridotto all'1% la sua partecipazione in Mps, la cui originaria operazione finanziaria del marzo 2012, per acquisire il 4% delle azioni, è sotto il vaglio della procura di Firenze, con l’ipotesi che i 178 milioni spesi per acquistare il 4% di Banca Mps, provengano da 1,2 miliardi di euro accumulati con la contestata truffa sui principi attivi dei farmaci, con la corruzione di pubblici ufficiali e con numerosi reati di frode fiscale.
Infine l’accusa del fisco tedesco nei confronti di alcune banche e fondi di investimento, tra i quali spicca HypoVereinsbank (HVB), la controllata tedesca di Unicredit, che “insieme ai suoi” avrebbe sottratto “circa 200 milioni di euro allo Stato”.