È del 27 novembre il pronunciamento dell’Antitrust sull’equo compenso per tutti i professionisti, introdotto al Senato nel decreto fiscale, domani al voto alla Camera. In una segnalazione ai presidenti delle Camere ed al premier, il Garante ha sottolineato che l’equo compenso «in quanto idoneo a reintrodurre un sistema di tariffe minime, peraltro esteso all'intero settore dei servizi professionali, non risponde ai principi di proporzionalità concorrenziale».
La norma intendeva regolare dei parametri minimi al di sotto dei quali non è possibile scendere per remunerare il lavoro dei professionisti nei loro rapporti con banche, assicurazioni, grandi imprese e pubblica amministrazione.
Non si tratta, pertanto, di un ritorno alle tariffe: per i consumatori non cambia nulla nel rapporto con le differenti tipologie di professionisti. Si tratta, piuttosto, di un tentativo di eliminare l’evidente asimmetria tra istituti bancari, grandi imprese, amministrazioni pubbliche e singoli professionisti. È per evitare forme di sfruttamento e compensi irrisori, soprattutto per i giovani professionisti, che tale norma è stata definita, seppure con tutte le sue criticità.
Nel rapporto con il consumatore non è prevista l’introduzione di alcun compenso minimo. Piuttosto sarebbe utile definire, in accordo con le associazioni dei consumatori, un criterio trasparente e limpido, improntato alla correttezza, per la determinazione dei compensi ai professionisti.