La notizia della multa dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato a Enegan non fa altro che confermare le gravi preoccupazioni espresse in passato dalla nostra Associazione per le pratiche scorrette messe in atto da tale società, a partire dall’attivazione di contratti non richiesta, all’insaputa degli utenti e per le quali era già stata multata.
L’Autirità è intervenuta, come si dice nello stesso provvedimento, su sollecitazione di molti consumatori a partire da Federconsumatori.
La sanzione irrogata dall’AGCM, pari a 2,8 milioni, è dovuta stavolta alla fatturazione di diverse voci di costo e penali per recesso non dovute dagli utenti, nonché nell’omissione d’informazioni rilevanti e trasparenti sulla natura di tali oneri.
“In particolare Enegan, in caso di recesso contrattuale, ha addebitato agli utenti oneri a titolo di recupero dei costi di attivazione che rappresentavano, viceversa, delle penali per l’uscita dal contratto, che la Società stornava in fattura solo a seguito dei reiterati reclami della clientela.
La società, inoltre, ha proceduto ad addebitare agli utenti ulteriori oneri erroneamente determinati (oneri amministrativi), o non previsti dai contratti sottoscritti dagli stessi (oneri perequativi), oppure in contrasto con la disciplina vigente (oneri postali).” – riporta la nota dell’Autorità.
Ma le pratiche scorrette di Enegan non finiscono qui: secondo quanto denunciato dall’AGCM la società ha modificato unilateralmente le condizioni economiche dei contratti, senza contestualmente inviare una comunicazione agli utenti, impedendo loro di recedere senza penali dal contratto di fornitura, in caso di mancata accettazione delle variazioni economiche.
Invitiamo tutti i cittadini clienti di tale società a rivolgersi presso i nostri sportelli, presenti sull’intero territorio nazionale, per effettuare le verifiche del caso ed accertare che, nelle proprie fatture, non siano stati addebitati costi impropri ed illegittimi.
Questa vicenda, inoltre, riaccende i riflettori sull’annosa questione degli oneri di sistema, che non solo andrebbero riformulati eliminando le voci piò obsolete, inutili e anacronistiche, come abbiamo chiesto depositando una petizione di migliaia di firme alla X Commissione al Senato, ma andrebbero anche concepiti ed utilizzati in maniera diversa dalle stesse istituzioni.
Ben venga, come ha deciso nei mesi scorsi ARERA, se servono per sterilizzare gli aumenti del nuovo sistema tariffario, o se venissero impiegati per forme di sostegno in contrasto al dilagante fenomeno della povertà energetica, ma non possono e non devono diventare il “pozzo di San Patrizio” da cui trarre risorse utili per la gestione finanziaria e far quadrare i conti economici nazionali.