In Comunicati, Trasporti e Turismo

Mente negli Stati Uniti nei giorni scorsi si è proceduto all’ennesimo arresto di un dirigente FCA coinvolto nella vicenda del dieselgate, mentre in Germania le procure hanno posto sotto accusa i vertici Volkswagen e comminato alla Daimler una sanzione di 870 milioni di Euro, in Italia, i procedimenti relativi a tale vicenda, proseguono con grande lentezza e con esiti alquanto insoddisfacenti.

Al di là dei tempi, estremamente lunghi, per l’incidente probatorio e per la fissazione dell’udienza preliminare, quello che ci preoccupa maggiormente è il capo di imputazione prospettato: la frode in commercio.

Un reato che espone l’azienda ad un’ipotesi di sanzioni prevista dal DLgs231/2001 che ammonterebbero sino ad un massimo di 750.000 euro, cifra del tutto irrisoria se confrontata a quanto avvenuto in altri paesi.

Emerge, inoltre, come sia stato del tutto marginalizzato quello che a nostro avviso è l’elemento principale del processo e che va valutato con nuovi occhi alla luce dei cambiamenti climatici che hanno destato allarme in tutto il mondo: il danno all’ambiente.

Promuovere come ecologiche auto inquinanti non danneggia solo i cittadini, ingannati nell’acquisto e danneggiati nel consumo di carburanti, ma crea un vero e proprio vulnus all’ambiente e alla salute pubblica.

Per questo la Federconsumatori, che si costituirà parte civile nel processo, chiederà che venga inserito fra i capi di imputazione anche quello per disastro ambientale.

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