In Comunicati, Politica Economica

I derivati sottoscritti per 160 miliardi di euro, la cui ristrutturazione dei contratti avrebbe permesso all'Italia di ratealizzare i rimborsi alle banche, pagando su un periodo più lungo, con Mario Monti nella duplice veste di capo del governo  e ministro dell’Economia, che in soli sei mesi riuscì a ristrutturare contratti per 30 miliardi di euro, consolidando 8,1 miliardi di perdite, sborsando cash oltre 2,5 miliardi di euro a Morgan Stanley, dove lavora l’ex Ministro del Tesoro Domenico Siniscalco ed il figlio di Mario Draghi, presidente della Bce e direttore generale del Tesoro tra il 1991 ed il 2001, prima di essere arruolato da Goldman Sachs, sono ancora avvolti nel mistero….

In una audizione alla Camera dei Deputati su una indagine conoscitiva sui derivati, Maria Cannata responsabile del debito pubblico italiano, ha confermato che il Tesoro aveva un ammontare totale dei derivati di 160 miliardi di euro; un mark to market  negativo per 42 miliardi di euro, con una perdita di quasi il 30%; che di recente  sono state vendute opzioni sui tassi d’interesse; che i parlamentari non hanno alcun diritto di accesso ai contratti, gettando un’ombra sulla gestione dei derivati della Repubblica italiana e sulla formazione del  bilancio dello Stato, che può essere sospettato e denunciato alle Procure della Repubblica di falsità.

Anche sulle strane anomalie emerse dall’interrogatorio di Maria Cannata da parte del Pm Michele Ruggiero che indaga sulle agenzie di rating, e  sul celere pagamento privo dei necessari pareri dell’avvocatura dello Stato o consulenti finanziari; la violazione all’obbligo di riservatezza sul pagamento di 2,5 miliardi (resa pubblica in un report del 19 gennaio 2012), la contraddizione tra le sue stesse dichiarazioni riportate a verbale: «Questo ci ha creato, secondo me, un danno, infatti Morgan Stanley non ha più preso un mandato» dal nostro ministero dell’Economia; mentre ad un’altra domanda del pm sull’esclusione dagli «specialisti» ammessi a partecipare alle aste per i titoli di Stato risponde: «No, fa parte degli specialisti e le posso dire che io non mi posso permettere di perdere una banca come Morgan Stanley nelle aste», cercheremo di dare risposte. Infine bisognerà chiarire il mistero secondo il quale, la signora Cannata spiegava, che non è stata la banca Morgan Stanley ad esercitare la clausola risolutiva, ma su pressione delle autorità di vigilanza statunitensi e inglesi, che ritenevano  l’esposizione della banca con l’Italia «inaccettabile». Perché non sono state prodotte alcune prove di queste pressioni di quelle Autorità di vigilanza ? Forse per insabbiare le evidenti responsabilità sui derivati del Tesoro, che il ministero dell’Economia, nonostante una specifica diffida, non si è costituito parte civile al processo di Trani ?

 

 

                                                                                                                                                                                    Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)

Roma, 7.3.2015

 

Post recenti