In queste ore Dazn ha ufficialmente confermato lo stop dell’opzione concurrency, che consente di visualizzare lo stesso contenuto contemporaneamente da due dispositivi diversi. La questione è emersa nelle scorse settimane, quando si parlava appunto di mettere fine a questa possibilità già dalla stagione calcistica in corso; i vertici della società hanno poi operato un dietrofront che però, come era prevedibile, è stato solo parziale, visto che la piattaforma ha semplicemente rinviato il blocco alla stagione calcistica 2022/2023.
Il rinvio, però, non cambia la sostanza di una modifica contrattuale che avrà pesantissime conseguenze per i clienti: sotto il profilo prettamente normativo la piattaforma ha sì la possibilità di apportare variazioni al contratto permettendo agli abbonati di recedere entro 30 giorni senza penali, ma è altrettanto vero che la posizione di esclusività che Dazn ha conquistato grazie all’aggiudicazione dei diritti sulla trasmissione delle partite di calcio di serie A fa sì che non ci sia, ad oggi, un altro operatore sul mercato che possa offrire lo stesso servizio. Gli utenti, quindi, pur avendo diritto al recesso gratuito, si trovano privi di qualsiasi alternativa, proprio perché gli incontri sono visualizzabili solo grazie al live streaming su Dazn. Com’è noto, fin dall’inizio della attuale stagione calcistica i clienti Dazn hanno dovuto affrontare mille peripezie per poter assistere alle partite, visto che quasi tutte le giornate del campionato sono state segnate da blackout, interruzioni di video e altri disservizi. La questione concurrency, quindi, non fa che aggiungersi ad un già consistente volume di criticità e problematiche, che rendono il servizio qualitativamente carente e inadeguato.
Non ci stanchiamo di ribadire quanto la condotta di Dazn, seppure legalmente ammissibile, sia irrispettosa e poco trasparente e come dimostri una totale noncuranza nei confronti delle esigenze degli abbonati.
Federconsumatori ritiene pertanto opportuno rinnovare la richiesta di intervento di AGCom e Antitrust, poiché, così come avevamo già evidenziato in una prima segnalazione inoltrata a novembre, la condotta lede i princìpi basilari della concorrenza e della correttezza del mercato.