Ci appare decisamente rosea e fiduciosa la visione del sistema economico italiano fotografata oggi da Confindustria.
Il lavoro? La disoccupazione secondo l'ufficio studi è in diminuzione, tanto che nel 2016 raggiungerà l'11,8%. Un dato comunque drammatico, che tra l'altro cavalca un'ondata di ottimismo che non ci sembra affatto motivata, a meno che il Governo non si decida ad agire concretamente con l'avvio di investimenti ed opere per creare nuovi posti di lavoro.
Il PIL? Stime rivisitate al rialzo, grazie ad uno scenario economico che "durante l'estate è mutato", proiettando il prodotto interno lordo del 2016 al +1,5%.
Stando a questi dati l'economia italiana si dirigerebbe stabilmente verso la ripresa.
"Troviamo irresponsabile e controproducente parlare come se il nostro Paese si fosse lasciato alle spalle tutti i problemi." – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, Presidenti di Federconsumatori e Adusbef.
Prima di prospettare scenari simili invitiamo i ricercatori, ma anche il Governo che è chiamato a dare delle risposte alla crisi ancora in atto, a visitare i nostri sportelli, dove i cittadini quotidianamente si recano per chiedere aiuto perché non hanno modo di pagare le utenze, i prestiti contratti, i mutui, persino la spesa alimentare!
Chiediamo maggiore responsabilità, ma soprattutto chiediamo che il Governo intervenga con determinazione per far sì che questi pronostici possano diventare realtà, grazie ad un serio Piano Straordinario per il Lavoro.
I fronti su cui intervenire sono principalmente:
– il rilancio degli investimenti per lo sviluppo e la ricerca;
– la realizzazione di opere di modernizzazione e messa in sicurezza di scuole, ospedali e infrastrutture;
– l'avvio di un piano dettagliato per la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico del nostro Paese (le vicende di Pompei dimostrano come l'attenzione in questo campo sia ancora scarsa…).
Sono solo alcune questioni primarie da cui partire per rilanciare l'occupazione e i redditi, agendo positivamente sulla domanda di mercato attualmente frenata dalla necessità, all'interno delle famiglie, non solo di far fronte alla diminuzione del potere di acquisto, ma anche di mantenere figli e nipoti disoccupati che, nel nostro Paese, continuano a non trovare prospettive.