Dopo le denunce di Adusbef e Federconsumatori, la cricca del rating è sotto processo, sia davanti alla Procura della Repubblica di Trani, retta dal Procuratore capo Carlo Maria Capristo, dove lo scorso anno il pm di Trani, Michele Ruggiero ha chiesto il rinvio a giudizio di nove tra dirigenti e funzionari di S&P e di Fitch (archiviata la sola posizione di Moody’s) per manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata in quanto «attraverso artifici a carattere informativo fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari un’informazione distorta in merito all’affidabilità creditizia italiana e alle iniziative di rilancio economico adottate dal governo italiano, per disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore», la cui udienza preliminare riprenderà il 18 febbraio con la decisione del gup Angela Schiralli sulle associazioni dei consumatori come parti civili, che a Roma.
Adusbef e Federconsumatori, apprezzano la richiesta di risarcimento notificata dalla Corte dei Conti e a Standard & Poor’s e quantificata in 234 miliardi di euro, per il declassamento immotivato e ad orologeria effettuate dalle agenzie di rating nel 2011, quando sull’onda dei timori per la tenuta dei debiti sovrani nei Paesi periferici dell’Eurozona declassarono pesantemente, e in più momenti, il giudizio sull’Italia a un passo dal livello «spazzatura» (junk), per non aver valutato nel rating BBB assegnato all’Italia, anche la ricchezza immateriale fatta di opere d’arte, beni architettonici, letteratura, persino film (il Financial Times nel dare la notizia ieri in America, cita proprio il capolavoro di Federico Fellini nel titolo dell’articolo).
I legali delle agenzie di rating (Moody’s, Standard & Poor’s,Fitch) che hanno ricevuto le notifiche e si preparano a contestare la legittimità dell’azione, visto che la Corte dei Conti valuta la responsabilità dei dipendenti pubblici e non anche di una entità esterna come un’agenzia di rating, non hanno messo in conto gli effetti dei declassamenti ad orologeria sull’intera attività dello Stato, mediante l’attribuzione del merito di credito, elemento base sul quale incide il costo del debito pubblico, il cui tagli del rating ed il conseguente innalzamento dello spread che arrivò a superare 500 punti base (contro gli attuali 114), portarono prima alla caduta del governo Berlusconi nel novembre 2011, poi ad una serie di misure economiche lacrime e sangue del Governo di Mario Monti. Peccato che in questa sacrosanta battaglia, iniziata dalle associazioni dei consumatori e prontamente raccolte da un bravo, coraggioso e competente magistrato della Procura di Trani com’è Michele Ruggiero e dalla Corte dei Conti del Procuratore De Dominicis, manchi il governo di Enrico Letta, la cui distrazione oltre ad essere sospetta, fa temere che sia troppo impegnata nella salvaguardia degli interessi dei banchieri e Bankitalia, con alcune delle principali banche di affari e fondi azionisti delle stesse agenzie di rating.