Il Governo ha disposto, con il DPCM del 13 Ottobre 2020, misure più stringenti per quanto riguarda l’ingresso dei visitatori e degli accompagnatori nelle RSA, limitando le visite “ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione”.
Siamo d’accordo che non possono e non devono essere sottovalutati i fattori di precauzione, soprattutto considerando che troppo spesso durante la pandemia queste strutture sono state origine di focolai. Allo stesso tempo, però, non si può trascurare l’importanza dell’aspetto relazionale per il paziente ricoverato e per la sua famiglia: una medicina più potente di molte altre…
Vietare le visite dei parenti, le uscite all’esterno della struttura, ridurre i contatti e gli incontri all’interno della struttura stessa, non ha fatto altro che peggiorare la già compromessa condizione delle persone ricoverate, anziane e non, accrescendo notevolmente la loro fragilità.
In alcuni casi sono state avviate iniziative virtuose, come le “sale degli abbracci” o le vetrate con l’interfono, per consentire le visite in modo sicuro, senza il rischio di contagi. Esempi che dovrebbero essere estesi a tutte le strutture, riscoprendo il lato umano delle relazioni anche in tempo di pandemia.
Riteniamo necessario che le Istituzioni e gli Enti locali, prima di preoccuparsi di come affrontare le prossime festività natalizie e del numero di persone ammesse al cenone, pongano la dovuta attenzione nei confronti di una situazione che rischia di compromettere la salute di molti pazienti.
È necessario e doveroso predisporre strumenti e misure che permettano ai pazienti ricoverati di vedere i propri cari, evitando in tal modo di condannarli all’isolamento: sostenendo le motivazioni e accogliendo le richieste di aiuto di molti familiari, abbiamo inviato una richiesta di confronto con il Ministro della Salute su questa importante problematica.