In Comunicati, Coronavirus, Politica e Società

Da giorni, di fronte alla nuova impennata di contagi, si discute su quali siano le misure più appropriate per fronteggiare l’avanzata del coronavirus.

Tra chi paventa nuovi lockdown, ordinanze che obbligano all’utilizzo delle mascherine anche all’aperto e che anticipano la chiusura di bar e pasticcerie alle 23, sono molte le ipotesi che Governo e Regioni stanno vagliando in queste ore.

In questo contesto permangono alcune assurdità e paradossi del tutto inspiegabili, su cui invitiamo il Governo e le istituzioni competenti a riflettere. In primis la possibilità di partecipazione del pubblico negli eventi sportivi a carattere territoriale per un massimo di 1000 spettatori all’aperto e di 200 al chiuso, con il vincolo di rispettare le misure in ordine a distanziamento, mascherine, corretta areazione dei locali al chiuso e obbligo di misurazione della temperatura.

In un momento in cui nemmeno si capisce quale siano le norme da seguire per lo svolgimento delle partite appare discutibile la scelta di consentire al pubblico di assistere, seppure scaglionato. Così come sembra irragionevole e paradossale anche solo discutere se far giocare o no le squadre in cui vi sono dei giocatori contagiati.

Gli interessi economici non devono prevalere, mai e in nessun caso, su quelli legati alla salute e alla sicurezza delle persone. Bene ha fatto ad intervenire il ministro Speranza in questo senso, riportando gli eventi alla loro giusta dimensione e ammonendo il mondo del calcio per le sue pretese di onnipotenza e prevaricazione rispetto alle responsabilità giustamente spettanti alle Autorità sanitarie.

Ci aspettiamo ora, nell’ottica di un contrasto efficace alla diffusione dei contagi, una definizione più attenta delle attività e delle restrizioni da parte del Governo, che non penalizzi i settori vitali dell’economia ma che, al tempo stesso, chiami alla responsabilità cittadini, esercenti e società, affinché si spezzi la catena dei contagi.

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