Federconsumatori e Adusbef chiedono da tempo alla Consob un impegno concreto e fattivo per la tutela del risparmio nazionale in un momento così delicato per il Paese.
Le nostre Associazioni sono da sempre impegnate in numerosi contenziosi al fianco dei piccoli risparmiatori. E' alla luce dell'ampia esperienza in questo campo che non esitiamo a definire la “carta degli investitori” come un’operazione di facciata, ben lontana dal realizzare gli obiettivi che il legislatore ha attribuito a questa importante Autorità.
Tre anni fa con il massimo della disponibilità partecipammo ai tavoli di confronto tra Industria e Associazioni dei Consumatori, voluti proprio dal Presidente Vegas appena arrivato. Furono impiegati mezzi e risorse e con la massima fiducia seguimmo l’evoluzione dei lavori. Ebbene la sintesi di quei lavori ha portato solo ad una serie di semplificazioni pro-industria finanziaria. I piccoli risparmiatori sono rimasti privi di maggiori tutele.
In quei tavoli era stato chiaramente esposto come per i risparmiatori fosse imprescindibile ricevere, a supporto di una decisione consapevole sul proprio investimento, gli scenari di probabilità: cioè quell’informativa intrinseca ad un prodotto finanziario che rivela con quante probabilità si riottiene il proprio capitale investito, oppure si guadagna o si perde e quanto si guadagna e si perde.
E' questo ciò che vogliono sapere i risparmiatori che si recano presso i nostri sportelli.
La risposta della Consob è stata un continuo rimandare a successive consultazioni pubbliche con il fine ultimo di dimenticarsi delle conclusioni dei lavori di quei tavoli. Il colmo è stato quando addirittura l’estate scorsa la Consob ha fatto pubblicare al servizio studi una ricerca dove si dice che in fondo gli scenari probabilistici non vanno bene nonostante l’Accademia – con qualche rara eccezione guarda caso di soggetti stipendiati dall’Industria – dichiara esattamente l’opposto. Ma come è possibile che proprio mentre finalmente l’Autorità Giudiziaria civile e penale si occupa di tutelare gli investitori usando proprio gli scenari probabilistici come discrimine per decidere sulla correttezza della condotta di una banca nei confronti dell’investitore la Consob si premura di mettere sul tappeto simili considerazioni?
Per non parlare poi dell’altro tema caro ai risparmiatori e cioè la Camera di Conciliazione e Arbitrato. Avevamo espresso in più occasioni apprezzamenti per l’avvio di questa struttura e per come la Consob l’aveva organizzata auspicando di rafforzarne l’operatività con modifiche normative che la rendessero simile all’omologo soggetto presente in Bankitalia e cioè l’ABF. Ancora una volta la nostra sollecitazione avvenuta sempre in tavoli, riunioni, comitati e consultazioni pubbliche è diventata l’occasione di stravolgimenti organizzativi che hanno reso inerte la Camera di Conciliazione e Arbitrato; ove inerte significa non tutelare gli investitori e come conseguenza lasciare campo libero agli intermediari.
A questo poi si aggiungono le numerose questioni di interesse per questo Paese come Telecom, Unipol e MPS in cui non sono solo Federconsumatori e Adusbef, ma l’opinione pubblica e la società civile a vedere una Consob poco efficace e politicizzata.
Abbiamo imparato sinora a nostre spese come aderire a queste iniziative che la Consob una volta chiama comitati, un’altra volta tavoli e ora carta degli investitori (forse perché la stessa Consob sa che trattasi di cose che rimarranno sulla carta) dia solo il destro per giustificare decisioni e modifiche regolamentari e organizzative che non erano state chieste, che non aumentano la tutela dei risparmiatori e che poi vengono presentate come risultati di questi confronti.
In questi tre anni le uniche tutele ai risparmiatori sono state garantite dall’Autorità Giudiziaria civile e penale e dai protocolli di conciliazione che siamo stati in grado di avviare, uno di questi peraltro con la Banca Popolare di Milano proprio grazie agli scenari probabilistici che erano contenuti nel Prospetto approvato dalla Consob.
Per questo abbiamo deciso di non firmare la "carta degli investitori".