In Banche e Assicurazioni, Comunicati

Le affermazioni di Stefano Dolcetta, dalla fine dello scorso novembre presidente della Popolare di Vicenza, sul mancato avvio dell'azione di responsabilità contro la gestione Zonin-Sorato deciso dall'ultima assemblea della banca, sono gravi e vergognose per 117.000 azionisti frodati da una gestione criminale del credito e del risparmio. L'azione di responsabilità contro il precedente consiglio d'amministrazione bocciata dall’assemblea, (altro che scelta tattica, per consentire alla banca di procedere con maggiore tranquillità in una fase delicata come questa, con un aumento di capitale da 1,5 miliardi da far sottoscrivere), che avrebbe segnato una scelta di discontinuità verso banchieri ancora a piede libero, difficilmente vedrà la luce con questi manager inadatti ed inadeguati, che hanno pagato un premio di milioni di euro di buona uscita ai frodatori seriali ed ai distruttori del risparmio.

Il giudizio impietoso del Financial Times sulle banche italiane, che negli stress test della Bce del 2014 hanno preso "la bocciatura più sonora" di tutte, eppure elargiscono stipendi d'oro ai loro amministratori che continuano a occupare cda assolutamente in sovrannumero, come i 18 consiglieri di Bper, i 24 di Banco popolare, i 23 di Ubi Banca, dovrebbe indurre le autorità vigilanti ad intervenire, essendo già scandalose tali retribuzioni per alimentare l’inefficienza ed i ricchi premi a banchieri che distruggono valore, frodando e truffando piccoli azionisti e risparmiatori.

Infatti, tra i 150 manager bancari che hanno guadagnato in Italia stipendi d’oro superiori ad  1 milione di euro, i banchieri di Vicenza, premiati per aver frodato 117.000 azionisti, dopo che nel  2015 la Popolare di Vicenza ha chiuso l'esercizio con una perdita di 1,4 miliardi e con un crollo del valore delle azioni, svalutate da 62,50 euro a 6,30 euro, la cui azione di responsabilità è stata bocciata da un’attenta regia assembleare.

L'amministratore delegato, Francesco Iorio, in carica dallo scorso 1 giugno, ha ricevuto 2,678 milioni di euro, di cui 1,8 milioni come bonus d'ingresso una tantum. Il vice direttore generale, Jacopo De Francisco, in carica dal 22 giugno 2015, ha percepito 1,02 milioni di euro, di cui 700 mila anche in questo caso come bonus d'ingresso una tantum. L'ex presidente Gianni Zonin ha incassato 1,01 milioni. Dalla relazione sulla remunerazione emerge che l'istituto ha pagato 2,675 milioni di euro di bonus d'ingresso una tantum a sei dirigenti, inclusi i già citati Iorio e De Francisco, e 5,2 milioni di euro di buonuscita a cinque ex dirigenti.

La liquidazione più consistente, pari a 4 milioni di euro, è stata riconosciuta all'ex amministratore delegato, Samuele Sorato, che ne ha incassati già due e incasserà gli altri due con differimento triennale. Per l'ex ad, indagato con Zonin per ostacolo all'attività di vigilanza e aggiotaggio, il compenso complessivo del 2015 (si è dimesso il 12 maggio) è stato di 4,6 milioni.

E’ un vero e proprio scandalo, tollerato dalla Banca d’Italia, offrire liquidazioni e bonus a banchieri di sistema, come Giovanni Zonin ed altri manager con liquidazioni d’oro che invece di creare valore hanno distrutto almeno 9 miliardi di euro nella BpVi (tra perdite ed aumenti di capitale), che al contrario bisognerebbe sequestrare per risarcire in parte, le vittime di tale dissennata e fraudolenta gestione del credito e del risparmio.

Per precise responsabilità dell'autorità vigilante (Bankitalia), che paga alle banche socie 380 milioni di euro l’anno di cedole, l’Italia vanta il triste primato di costi dei conti correnti più alti d’Europa, pari a 318 euro contro una media Ue di 114 euro, dei tassi su mutui e prestiti più elevati, per pagare stipendi d’oro e laute prebende a banchieri avidi, in un sistema bancario traballante e pieno di buchi spacciato per solido ed affidabile.

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