Non si arresta, in questi giorni, la corsa dei prezzi dei carburanti: oggi la benzina ha raggiunto picchi di 1,90 euro al litro e il diesel di 1,96 presso alcuni distributori. Livelli ben al di sopra del dato medio di 1,88 per la benzina e 1,92 per il diesel riportati da Quotidiano Energia e del “Prezzo Medio Italia” settimanale pubblicato dal Ministero delle Imprese e del M.I. sulla base delle comunicazioni ricevute dalla rete distributiva e dalle compagnie petrolifere, che si attesta a 1,829 euro al litro per la benzina e 1,875 per il gasolio.
Alla luce di questi evidenti discostamenti troviamo poco condivisibile la posizione dell’Antitrust, il cui presidente ha ieri affermato che non c’è “necessità di introdurre un meccanismo di calcolo e di diffusione di valori di riferimento medi, atteso che appaiono incerti i benefici per i consumatori a fronte invece di un possibile rischio di riduzione degli stimoli competitivi”.
La trasparenza nell’informazione ai consumatori è, a nostro avviso, la base fondamentale sulla quale possono effettuare le loro scelte. Una maggiore trasparenza e l’esposizione di un prezzo medio a livello territoriale, distinto tra self e servito, nonché tra rete autostradale e rete urbana e interurbana, come da noi richiesto, non rappresenta, a nostro avviso, un limite alla competitività. Anzi, in un mercato sano potrebbe incoraggiarla, incentivando i distributori ad applicare prezzi convenienti per attrarre più clienti. Tale operazione, ovviamente, deve avvenire di pari passo con l’attività di vigilanza e controllo dei comitati territoriali introdotti con il decreto sui carburanti; proprio a tal proposito venerdì, in audizione alla Camera, ne abbiamo chiesto un ampliamento dei poteri, una maggiore partecipazione delle Associazioni dei Consumatori ed una più stretta collaborazione con l’attività dell’Agcm. Sarà compito di quest’ultima intervenire, soprattutto in caso di ipotesi di cartello o allineamento al rialzo dei prezzi paventato dal suo Presidente. È semmai opportuno che sia precisata per legge la fattispecie di reato di eccesso speculativo sui prezzi dei beni di consumo.
Per tali ragioni continuiamo a sostenere la necessità di andare avanti sulla strada intrapresa all’indomani del grave errore commesso dal Governo eliminando del tutto lo sconto sulle accise, che resta comunque un’opzione da riadottare. Sarebbe sbagliato eliminare i nuovi cartelli indicatori dei prezzi e ridurre all’irrilevanza le sanzioni contro chi viola le regole, ma soprattutto chiediamo che, almeno in via transitoria, sia ridotta fortemente l’IVA sui carburanti (applicata anche sull’importo dell’accisa): portandola al 4%, secondo le stime dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, il risparmio per ogni famiglia sarebbe di oltre 200 euro annui.