Domenica pomeriggio il Consiglio dei Ministri ha deliberato un intervento da 3,6 miliardi che servirà al salvataggio di alcune banche: Cassa di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e Carichieti.
Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi sono il pool dei tre maggiori istituti che ha garantito la liquidità necessaria per il salvataggio.
Il Governo ci tiene a rivendicare che il salvataggio è stato effettuato senza ricorrere "a soldi pubblici o obbligazioni e depositi", come avverrà, invece, a partire dal 1° gennaio prossimo con il pieno dispiegamento della direttiva Ue sul 'bail-in'.
A fare le spese di tale operazione sono anche i piccoli azionisti, che si sono ritrovati da un giorno all'altro in possesso di azioni dal valore pari a carta straccia.
Azionisti sui quali si concentra, ora, la tutela della Federconsumatori, che in questi giorni sta ricevendo numerose segnalazioni e richieste di assistenza.
In tal senso stiamo studiando gli interventi, di carattere legale e no, più opportuni da mettere in campo per far valere i diritti dei cittadini inconsapevoli a cui sono state vendute azioni ad alto rischio, tra l'altro con metodi spesso poco ortodossi, violando la direttiva MIFID, il TUF e le comunicazioni Consob.
Il vero e grave problema del nostro sistema bancario è, infatti, l'asimmetria informativa.
Le banche spesso, troppo spesso, non rispettano il profilo finanziario del cliente e approfittano della mancata esperienza dei piccoli azionisti per "rifilare" loro azioni molto rischiose.
Una pratica inaccettabile, che denunciamo da anni e a cui è urgente, ormai improrogabile, porre un limite.
Per questo sollecitiamo dalla Consob e dall'ABI chiarimenti su questo inammissibile comportamento e sulla grave mancanza di trasparenza nel rapporto con gli azionisti.
Invitiamo intanto, tutti piccoli azionisti che hanno acquistato prodotti finanziari non consapevoli della loro rischiosità a contattarci per ricevere la necessaria assistenza.