Mentre soltanto 4.000 famiglie (il 3%) delle 130.000 di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, truffate dal decreto del governo del 22 novembre 2015, riceveranno circa l’80% dei loro sudati risparmi espropriati da Bankitalia e dallo Stato, le banche italiane, che praticano i costi dei conti correnti più cari d’Europa, pari a 318 euro l’anno contro una media di 114 euro dell’Ue a 27, hanno ideato un ulteriore balzello per far pagare i costi della risoluzione ai clienti, l’ennesimo ulteriore tassa addossata ai correntisti.
I costi dei conti correnti a pacchetto infatti, la cui media delle spese per commissioni per le maggiori banche quali Intesa, Unicredit, Mps, Bpm, Ubi, Bnl, Cariparma, prevede un canone annuo carta di credito 33,40 euro; bonifico allo sportello in contanti 5,75 euro; pagamento utenze per cassa 4,71 euro; bonifico allo sportello con addebito in conto 4,93 euro; prelievo bancomat su altra banca 1,87 euro; elenco movimenti allo sportello 0,73 euro; pagamento utenze online 1,20 euro; bonifico online su altra banca 1,07 euro; prelievo di contanti allo sportello 0,66 euro, saranno appesantiti da un ulteriore costo gravante sulle spalle dei correntisti, per finanziare i lauti pasti dei banchieri ed il fondo di risoluzione.
Il prossimo 31 dicembre infatti, i correntisti del Banco Popolare, privati cittadini e imprese, saranno costretti al revival della Banca Popolare di Lodi, che inventò di sana pianta nuove voci di costi con effetto retroattivo ed attinse anche dal conto dei morti, per finanziare le avventure di Giampiero Fiorani e dei ‘Furbetti del Quartierino’, si ritroveranno l’una tantum di 25 euro da pagare, sotto la voce: “parziale recupero dei contributi versati dal Banco Popolare al neo costituito Fondo Nazionale di Risoluzione”, un balzello quantificato per il quarto gruppo bancario italiano in 152,1 milioni di euro per l’anno 2015, che graverà sui correntisti nella voce: ”Spese fisse di liquidazione”.
Ma non è solo il Banco Popolare, ad ideare l’ennesimo furto con destrezza a danno dei correntisti. Anche UBI (Unione Banche Italiane) il quinto gruppo bancario ed UniCredit (il secondo) ad alleggerire le tasche degli utenti per finanziare i lauti pasti dei banchieri e l’evidente omessa vigilanza delle dormienti autorità, che ha prodotto crac e dissesti addossati sulla pelle delle famiglie e delle piccole e medie imprese.
UniCredit si era già portata avanti, applicando nuovi balzelli ad alcuni conti a pacchetto a partire dal 1 luglio 2016, giustificati da “alcuni interventi legislativi e/o regolamentari nonché impegni imposti da Autorità, che hanno determinato dei costi e minori ricavi per la Banca, che costituiscono giustificato motivo per un aumento (…) del Canone Mensile Relativo ai Moduli Transazionali”. Pertanto, con decorrenza 1 luglio 2016 (…) si intenderanno applicate nella nuova misura indicata in corrispondenza”, un canone mensile rispettivamente di 5, 7 e 12 euro aggiuntive, a seconda che il conto sia Silver, Gold o Platinum.
UBI ha invece imposto un aumento del costo di gestione dei conti correnti, con un rincaro del 60%, decorrenza primo ottobre, con la causale: “aumento spese sostenuto dal gruppo Ubi per il Fondo di garanzia dei depositi e gli oneri sostenuti dal gruppo creditizio per il finanziamento del Fondo nazionale di risoluzione”.
Adusbef e Federconsumatori, nel denunciare l’ennesimo furto con destrezza ai danni dei correntisti, stigmatizzano comportamenti e manovre fraudolente sulla pelle dei clienti, truffati due volte, la prima come risparmiatori espropriati, saccheggiati ed azzerati delle 4 banche in risoluzione in aggiunta a Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza che hanno perso la totalità dei loro investimenti; la seconda come correntisti, costretti a pagare gli errori dei banchieri ed una gestione dissennata del credito e del risparmio.