Continua l’allarme relativo al trattamento delle acque reflue urbane e allo smaltimento dei rifiuti.
È di ieri, infatti, la notizia della sanzione di 25 milioni di Euro inflitta dalla Corte di Giustizia UE, per la mancata depurazione delle acque reflue in oltre 74 agglomerati urbani, con un’ulteriore penale di 30 milioni di Euro per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di reti fognarie e depuratori.
Per non parlare delle enormi difficoltà che le Regioni italiane riscontrano quotidianamente nello smaltimento e nel trattamento dei rifiuti indifferenziati.
Questa situazione, oltre a rappresentare un vero e proprio problema di civiltà, ha oggettivamente delle pesanti ricadute sui costi delle tariffe applicate su base locale: pensiamo all’impatto che tale condizione può avere su quelle aree territoriali economicamente più svantaggiate, quali ad esempio la Sicilia, che oltre ad avere un serio problema di trattamento delle acque reflue, applica ai cittadini tariffe sull’idrico e sui rifiuti tra le più onerose d’Italia, in cambio di una gestione inefficiente, lacunosa, e che troppo spesso non assicura ai cittadini la continuità del servizio idrico.
“Prevenire la creazione dei rifiuti, privilegiare e valorizzare il riciclo ed il riuso, creare strumenti efficaci per il trattamento delle acque reflue oltreché per la potabilizzazione dell’acqua e arginare i costi elevatissimi delle tariffe, sono e devono rappresentare, per le istituzioni, una priorità sia a livello nazionale che a livello locale”, afferma Emilio Viafora, Presidente della Federconsumatori.
È necessario, pertanto, che il Governo ed il Parlamento, a partire dal nuovo Ministro dell’Ambiente, prendano provvedimenti per arginare l’emergenza, oltreché elaborare un piano strategico efficace che possa allinearsi con gli obblighi assunti in sede europea con il pacchetto sull’economia circolare. L’accordo, infatti, prevede il 65% di riciclaggio dei rifiuti solidi urbani al 2035, con target intermedi del 55% al 2025 e 60% al 2030.