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Amazon annuncia che, a partire dal 15 settembre, in Italia (e non solo) il prezzo dell’abbonamento Amazon Prime aumenterà di oltre il 38,5%, passando da 36,00 Euro a 49,90 Euro l’anno. Anche l’abbonamento mensile aumenta da 3,99 Euro a 4,99 Euro, con un +25%.

Chi non vuole sottostare agli aumenti e all’ennesima, insopportabile, modifica unilaterale del contratto ha davanti la sola scelta di recedere dal contratto, che, almeno, si può fare senza penali.

I rincari sono causati, secondo quanto riporta l’azienda, da “un aumento generale e sostanziale dei costi complessivi dovuti all’inflazione, che incide sui costi specifici del servizio Amazon Prime in Italia e si basano su circostanze esterne, fuori dal nostro controllo”.

Aumenti generalizzati che, è vero, sono sotto gli occhi di tutti, ma non sono certo tali da determinare un incremento del costo del servizio del 38,61%!

Per di più l’azienda, nella comunicazione alla clientela riporta che tale modifica è realizzata “sulla base di, e in conformità con, la Clausola 5 dei Termini e Condizioni Amazon Prime”. Peccato che, all’art. 5 del suddetto documento, le possibili modifiche apportate dalla società dovrebbero essere riconducibili a ragioni di sicurezza, a un miglioramento delle funzioni esistenti, all’implementazione di nuove funzioni al Servizio Amazon Prime, all’evoluzione del progresso tecnologico, all’adozione di adeguamenti tecnici o alla necessità di garantire la continuità del Servizio Amazon Prime. Ci sembra che nessuna di queste motivazioni sia in grado di giustificare un aumento di questa portata.

Con tale incremento, solo in Italia, l’azienda incasserà 83,4 milioni di Euro in più, a livello globale ne dovrebbe incassare circa 5,3 miliardi.

Non è infondato il sospetto che, attraverso tale operazione, Amazon voglia rifarsi, a spese dei cittadini, delle perdite riportate nel primo trimestre di quest’anno, che a livello globale ammontano a 3,8 miliardi di dollari, dopo un profitto di 8,1 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente.

Invieremo all’AGCM una segnalazione per approfondire la natura, ma soprattutto la portata sproporzionata di questi aumenti. Ricordiamo che la società non è nuova all’Antitrust, che già a dicembre 2021 aveva emesso una multa per abuso di posizione dominante (1 miliardo di euro alle società del gruppo Amazon).

Anche all’azienda chiederemo chiarimenti in merito a questi aumenti così elevati, da essere a nostro avviso del tutto fuori luogo e forse anche controproducenti, perché indurranno molti cittadini, già stufi dei rincari, ad abbandonare il servizio.

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