Appare del tutto non condivisibile per Federconsumatori, la posizione di Assica nel sostenere le argomentazioni del decreto del Ministero dello Sviluppo economico a proposito della produzione di salumi e per quanto riguarda in particolare le modalità di fabbricazione del prosciutto cotto. L’uso della denominazione allargato a comprendere anche altre tipologie di preparati alimentari risulta contrario ad una corretta informazione che tenga conto delle tradizioni culturali e del normale apprezzamento del pubblico.
A ciò si aggiunga l’aumento percentuale di acqua destinato a sostituire la più pregiata componente carne oltre alla previsione di ulteriori additivi e aromi in precedenza non ammessi.
Preoccupazione suscita anche l’esclusione del termine minimo di conservazione quale dicitura di garanzia per il consumatore circa la deperibilità del prodotto che non può rientrare nella normale previsione di responsabilità dell’operatore.
Se oggi l’agroalimentare è un settore competitivo, forse l’unico in questa perdurante crisi, lo dobbiamo soprattutto alla qualità delle materie prime e alla serietà dei processi di trasformazione. Operazioni come questa rischiano di minare alle fondamenta la credibilità del made in italy nel nostro Paese e all’estero.